Tra gli chef giapponesi d’Italia Kotaro è tra quelli di più lungo corso e quindi si è ben acclimatato e naturalizzato. La sua cucina parla molto più italiano che etnico, ed usa meno yuzu (si fa per dire) di tanti colleghi italiani. Però essendo nato lontano affronta la nostra cucina con il disincanto di chi liberamente coglie l ‘ispirazione anche fuori dal seminato suggerito dalle tradizioni, e in questo ci ricorda il non lontano Roy Caceres. E non sarà un caso ma forse le cose più originali che ormai si possono assaggiare a Roma le troverete da questi chef. “Originale” non sempre vuol dire anche ottimo al palato, ma anche in questi casi meno riusciti l’assaggio vale a prescindere e difficilmente troverete una grave caduta. Il locale ha un nome poco impegnativo, un arredo in linea, un bel banco importante all’ingresso che secondo noi viene largamente sottoutilizzato, un servizio al maschile funzionale, dei prezzi di ottima competitività, una location interessante e pratica che gode del bellissimo vicino: il MAAXI che troneggia accanto con la sua bellezza architettonica. Non ultimo a rendere appetibile il locale è come dicevamo all’inizio, la cucina. Una grande cura della presentazione, ben maggiore che in tanti stellati, fatta con stile e tecnica evoluta. Quanto all’equilibrio e alla gradevolezza organolettica, c’è qualche alternanza, almeno nel cammino da noi percorso, soprattutto nei due primi (comunque esteticamente pregevoli), ma nel complesso un percorso soddisfacente che regalava anche una perla: la spigola all black.
Emanuele Cozzo
Ci piace il Bistrot per il suo arredo tranquillo ma contemporaneo, per il suo ottimo rapporto prezzo qualità, perchè ci si mangia bene e si beve pure bene, per la sua vicinanza con il Maaxi. E una conferma l’abbiamo avuta anche ieri sera nella bella cena organizzata a 4 mani. Forse in giro ce n’è un abuso di queste iniziative, ma servono anche ad esprimere solidarietà e vicinanza stilistica a locali magari distanti come in questo caso: il Bistrot 64 e 28 posti a Milano. Scambio di chef, ma anche speriamo di clientele visto che non sono pochi i romani che visitano Milano e i milanesi che arrivano nella Capitale. Noi abbiamo premiato Marco con il Touring, per l’interessante formula che il suo locale di porta Genova propone ad un prezzo altrettanto interessante del Bistrot romano.
Un tempo qui c’era Metodo Classico, un bel locale di pesce, ora questo Bistrot che promette altrettanto bene. Ora è arrivato Kotaro Noda, chef di solida esperienza, ma siamo qui a provare il pranzo di Natale in doppia versione, tradizionale ad opera di Giovanni Milana chef di Sora Maria e Arcangelo famoso locale di Olevano Romano e la versione creativa di Kotaro. Tre i temi scelti: il bollito, la minestra di arzilla e il capitone. Per motivi di partenza ci perdiamo l’ultimo, forse il più interessante, ma riusciamo comunque a provare i primi due nella loro doppia interpretazione. Per carità, tutto buono, e gradevole, certo è che ci saremmo aspettati una tradizione un tantino più vigorosa e una innovazione un pò più rischiosa.