Il Summit si chiude per noi con la più bella serata che si potesse organizzare e quindi ci complimentiamo con Rosario ed Aira (instancabili organizzatori), con gli oltre 40 chef che hanno contribuito all’evento, e con lo staff del Marquis che ha realizzato il tutto con grandissima professionalità. Un centinaio i prodotti in assaggio, tra formaggi affettati ecc, una diecina i vini, tante le ricette degli chef, e anche la pizza presente, come la carne di Fracassi. Presente l’ambasciatore d’Italia qui a Dubai ed altre autorità, la festa ha avuto un ritmo veloce e piacevole, si è animata con le premiazioni, rilassata con la musica, ha mostrato lo stato di salute della cucina italiana anche in trasferta ad oltre 500 invitati di riguardo. C’è da esserne fieri. Ancora complimenti a tutti e in fondo anche a noi che abbiamo dato un piccolo contributo a questo bell’evento.
Emiliano Bernasconi
Emiliano sovraintende un altro locale qui a Dubai, il Fumè. Un locale molto gradevole e caratteristico, per l’arredo vecchio stile, per la quantità di oggetti e idee che lo ravvivano, per l’ampia superficie che offre al piano terra una prima colazione e sfiziosità semplici occidentali, mentre al primo piano si gioca con il fusion. Ottimo il pane fatto in casa, molte le carni e i pesci affumicati (donde il nome), e in genere tanta sostanza che trova conferma di gusto e di sapore nel pollo speziato e nella lamb pie che ci vengono servite.
Gli italiani, quelli brillanti, sono attivissimi qui a Dubai, e mobili. Così andiamo a salutare Emiliano Bernasconi, conosciuto all’Armani del Burj Khalifa, e Piero Giglio un tempo restaurant manager da Bice. Sono ora insieme in questo magnifico ristorante a Wafi City giusto di fronte alla “piramide” del Raffles Hotel dove tutto è stato costruito in stile antico Egitto. Anche al Qbara lo stile rimane orientale, l’investimento costoso (pare 16 milioni di dollari) per offrire agli oltre 240 coperti (su due livelli e un semiprivè) ogni confort. Bellissima la parete puzzle di pezzi di vecchi tappeti e legni antichi persiani che permette vari effetti tridimensionali di luce e dove si proiettano di continuo immagini, suggestivo il lungo banco dei cocktail, belle le cucine a vista. La cucina è dichiaratamente fusion, e cerca di unire cura e informalità con i piatti che vengono portati al centro della tavola per essere condivisi. Gli ingredienti sono buoni, come ce lo confermano in particolare il polpo tenerissimo e l’oca cotta al punto giusto, qualche ridondanza nei condimenti e servizio curato e professionale.
Lunga e bella sosta alla Villa medicea di Artimino.Prima l’incontro con una ventina di piccoli e medi produttori di vino, olio e salumi; poi il momento della foto ricordo sull’imponente scalinata della Villa, la cena tradizionale toscana e infine un’occhiata alla cantina. Un’occasione importante per gli chef di immergersi nel territorio, di viverlo nel modo migliore, con chi gli ingredienti li produce con cura giorno per giorno. Lo scenario di questa villa rende veramente indimenticabile l’esperienza.