Prima la Norvegia, seconda la Svezia, terza la Danimarca. Con poche varianti negli ultimi Bocuse d’Or sono sempre state loro a vincere, con, per l’appunto, una leggera prevalenza della Norvegia. Continua quindi il predominio scandinavo e continua la serie nera dell’Italia, mai arrivata finora alla finale di Lione con le proprie gambe. Quando c’è arrivata, come in questo caso, il merito è della wild card, cioè del Jolly a disposizione dell’organizzazione. Eppure quest’anno c’era ottimismo, per altro giustificato, sia per la qualità del concorrente, Martino Ruggieri, sia per l’indubbio vantaggio che questa volta si giocava in casa, a Torino. Non solo c’è stato un cospicuo investimento, ma anche i vantaggi di scegliere gli ingredienti, il tema e perfino l’ingrediente a sorpresa (gli spaghetti) dichiarato pochi giorni prima dell’evento. Vantaggi che non sono stati sufficienti. L’Italia si consola con il premio al miglior commis (che poi è un belga) e di arrivare comunque in finale sulla corsia preferenziale del recupero. Eppure lo sforzo della Regione Piemonte non è stato lieve, si è creata perfino l’Accademia del Bocuse d’Or Italia e un gran sostegno attorno a questa iniziativa. C’è ancora la speranza che a Lione le cose possano andar meglio, speriamo, anche se l’ottimismo si è un pò appannato. C’è anche da dire che il Bocuse d’Or in Italia fa fatica. Mentre all’estero è seguito con attenzione qui a Torino gli spalti erano semivuoti, il numero di giornalisti presenti inferiore di gran lunga alle analoghe competizioni europee, il villaggio degli sponsor ridimensionato, e anche l’allestimento lasciava un pò a desiderare (schermi illeggibili per scarsa luminosità, tavoli delle giurie decisamente poveri, allagamento della postazione francese).
Enrico Crippa
Grandi emozioni e grande vittoria di Martino Ruggieri. Era tra i favoriti, ma nulla era scontato. Infatti la sorpresa è forse venuta dalla bella preprazione dimostrata da Giuseppe Raciti e Roberta Zulian, due giovani chef bravi, ma con minor palmarès degli altri due concorrenti: Griffa e Ruggieri. Giuseppe e Roberta hanno infatti presentato delle belle soluzioni facendo un’ottima figura. Ma la sfida si è forse giocata (presumiamo, perchè non è stata letta la classifica finale, ma solo il vincitore), tra i primi due ad esibirsi: Paolo Griffa e Martino Ruggieri. E ha vinto il secondo, nettamente in quanto si è portato a casa anche il secondo premio, andato per l’appunto al suo commis,il bravo Curtis Mulpas. Martino Ruggieri, head chef a Parigi al Pavillon Ledoyen di Yannick Alleno, avrà il difficile compito di rappresentare l’Italia a Torino, giugno 2018, nella finale europea.
Tra le tante associazioni di ristoranti Le Soste si distinguono per la durata – siamo al 35simo anno – e la qualità (c’è veramente l’eccellenza d’Italia e non solo).
Serata di gala a Palazzo Serbelloni con l’entrata di 5 nuovi ristoranti: il “Christian&Manuel” all’interno dell’hotel Cinzia di Vercelli, capitanato dai fratelli Costardi; il Vun all’interno dell’hotel Park Hyatt di Milano, chef Andrea Aprea; l’Inkiostro a Parma, chef Terry Giacomello; La Bandiera di Civitella Casanova (Pescara) chef Marcello Spadone; il Krèsios di Telese Terme (BN) chef Giuseppe Iannotti. A loro sono stati affidati i 5 piatti della cena animata anche dalle numerose premiazioni dove spiccavano il Premioa Beppe Palmieri restaurant manager della celeberrima Osteria Francescana di Modena, assegnato da Cantine Lunelli Trentodoc Ferrari Spumante per la Migliore Ospitalità di Sala, mentre Allegrini ha assegnato il premio alla carriera ad Aimo e Nadia Moroni, mentre il premio all’Innovazione è andato ad Enrico Crippa del “Piazza Duomo” di Alba, direttamente dalle mani di Franco Ziliani della Berlucchi in Franciacorta. Anche il mondo del web è pura innovazione e il premio “Blog dell’Anno” è andato a “Gnam Box” da Champagne Pommery che ha doppiato con il “Premio Experience” alla migliore selezione di Champagne andato al ristorante “La Pergola” di Roma. Premiato anche un vino, la tenuta biodinamica “Mara” scelta dall’Aspi (associazione della Sommellerie Professionale Italiana) direttamente dalle mani del presidente, Giuseppe Vaccarini.
E’ stato un momento d’incontro per tutto il mondo della ristorazione, magari sarebbe bello crearne altri, non solo a Milano…
Stagione delle Guide, nonostante il ritardo (in genere viene presentata ai primi di ottobre) è sempre prima la Guida dell’Espresso, che sarà seguita lunedì 24 da quella del Touring e da quella del Gambero Rosso, mentre per la Michelin bisognerà aspettare metà novembre. Senza voti, con soli 6 gradini da 0 a 5 cappelli. Cambio quindi di direzione e ragionamenti, come dire che si ritorna al passato, cioè a quello che ha sempre fatto la Michelin, con le sue stelle senza mai dare voti. In testa come percezione sale Uliassi, scendono Beck, Pinchiorri, Cerea. Il totale dei cappelli sfiora i 500 ristoranti, è questa quindi la consistenza della ristorazione italiana buona ed eccellente, anche in questo vicino a quanto dice la Michelin. Si presenta anche la guida dei Vini, completamente rinnovata rispetto al passato, a cominciare dai coordinatori, oggi Antonio Paolini e Andrea Grignaffini, per una guida che ci sembra alla prima vista comunque differente e comunque pratica e facile da consultare.
Visti ieri a Identità Golose
Ormai i pizzaioli sono delle star, e forse anche per questo chiedono a gran voce le stelle che ancora gli mancano all’appello, quelle della Michelin. Chi sarà il primo ad ottenerle? la sfida è aperta e in prima linea troviamo Simone Padoan, Franco Pepe, Enzo Coccia, Massimo Giovannini, Renato Bosco, Gino Sorbillo. Questa la chiusura della giornata di ieri. Ma prima tanti incontri interessanti.
Nella bella sala Garden dell’Albergo dell’Agenzia a Pollenzo si è poi svolta la cena di gala della Selezione Italiana del Bocuse d’Or: benvenuto con varie sfiziosità firmate da Enrico Crippa e accompagnate dalle bollicine di Altalanga, l’antipasto (ottimo) di Orjan Johannessen con l’arneis del Consorzio del Roero, il risotto al Castelmagno con salsa al barbaresco del Consorzio firmato Piazza Duomo (ringraziamo anche Acquerello e Guffanti), la coscia d’oca glassata con spezie e zucca con il barolo del Consorzio firmata da Piazza Duomo (ringraziamo Metro per la carne), il cioccolato salato con cremoso di noccioli con il Moscato d’Asti in magnum del Consorzio firmato Perbellini con la piccola pasticceria accompagnata da caffè Lavazza e distillati Berta. Bella cena ad alto livello, sia per quanto servito, sia per il perfetto servizio, sia per la qualità degli ospiti presenti.
Mi sono emozionato a salire sul palco con il teatro completamente pieno, con i ragazzi dell’Istituto che compatti applaudivano affacciati dal loggione in alto, con le luci di fronte. Molti avevano vissuto i due giorni di gara, tutti avvertivano la tensione del momento. Ed alla fine è stato bello vedere la gioia del vincitore, ma anche la soddisfazione di tutti i concorrenti di aver partecipato ad un evento difficile, che comunque lascia qualcosa nella loro vita professionale. Ed io ringrazio le tante persone che hanno permesso che questo avvenisse e ringrazio Alba per il riscontro e per la straordianria sede che ci ha offerto. E infine grazie a Stefania Spadoni di Langhe Roero per le belle foto che ho utiizzato in copertina.
Secondo turno, altri giurati e sempre di altissimo profilo come Glowig, Genovese, Marcattilii, Piccini, Spigaroli, Valazza, Derflingher, Bartolini, Scarello, Ciresa, oltre ai soliti Crippa, Perbellini e Johannessen seduti al centro del palco. Un vero suoni e luci accampagna l’esibizione degli chef e soprattutto l’assaggio dei piatti da parte delle giurie. In gara nel secondo turno Riccardo Bassetti, Debora Fantini, Lorenzo Alessio, Leonardo Marongiu.