Lo chef patron ha un atteggiamento inusualmente modesto rispetto a tanti suoi colleghi, ma indubbiamente capace. Negli anni è cresciuto affinandosi ed ora si esprime con un menù vario, non banale, pieno di ottime idee, passaggi interessanti, presentazioni eleganti. La parte iniziale è sorprendente e precisa, il gusto sempre lasciato come grande protagonista, non c’è una vuota ricerca di effetti speciali, quanto una solida ricerca degli equilibri e dei sapori, il tutto senza andar in giro per il mondo ma cavalcando verdure e scalogno, lumache e anguilla, come dire l’aria di casa. Ma anche il resto della cena è andato bene, manca un pò di gratinatura alle lumache, un pò deboli sono gli spaghetti alle cozze e la crocchetta di topinambur, ma il livello si rialza notevolmente con le due carni e si conclude in equilibrio con buoni dessert (che comunque ammette non siano il suo forte). In conclusione un’ottima cena, ben servita, con un ritmo giusto, i ragazzi di Sala sono giovani ed attenti, coordinati dal restaurant manager Gianni Fruzzetti da molti anni al fianco della proprietà. Massimiliano Poggi è generalmente apprezzato e stimato, pensiamo in tutta sincerità che meriterebbe qualcosa di più. Anche il locale è pulito, senza fronzoli, accogliente con tavoli ben distanziati sia all’interno che nel dehor estivo, con tocchi di design non banali, un suo stile. Comodo il parcheggio proprio di fronte e chambre d’hotes nei piani superiori gestiti però dalla moglie in modo indipendente, in una casa antica che ai tempi era di campagna, oggi ovviamente, inglobata nel tessuto urbano ma con ancora del verde intorno.
Fabio Valente
Un doppio piacere, quello di ritornare alla Locanda del Sole che Guido Paulato prima e i fratelli Leone dopo hanno portato alla giusta fama, e quella di ritrovare un Massimiliano Poggi in grande forma. Comicniamo dalla Locanda, completamente rinnovata, alleggerita nelle linee e arredo, ora si presenta ancora più accogliente. E che dire di Max? Siamo poco inclini agli chef autodidatti (anche se lui ha avuto come maestro il bravo Camerucci), ma Max è riuscito quasi da solo ad acquisire un sapiente tocco ed equilibrio. Il suo inizio è esemplare, una serie di assaggi di ricette tradizionali concentrate in un boccone dove è difficile dire quale sia la più buona. E poi si continua con una cucina rispettosa, regionale, scevra di quel vernacolo locale che ha fatto tanto decadere la fama di questa città. Dietro Massimiliano in cucina e Gianni Fruzzetti in sala, una schiera di giovani: Marco Canelli, Eugenio Zagatti, Mattia Rossi ai fornelli, Fabio Valente al servizio.