Una bellissima edizione in crescendo, grazie anche alla nuova location sul prato del lago di Tor di Quinto. Si è concluso VInoforum 2019: tanti vini, degustazioni, brindisi e anche tanti chef che abbiamo qui portato. Complimenti ad Emilaino De Venuti, cuore e braccio di Vinoforum, e ai suoi tanti collaboratori tra i quali Chiara bravissima nel coordinare ben 31 cuochi. Il vino è finito, e lascia spazio alla birra.
Federico Delmonte
Si sono conosciuti alla Prova del Cuoco quando si faceva il trofeo dell’uovo d’oro, amicizia che è continuata nonostante che da vicini (entrambi nelle Marche) siano ora lontani: oggi Stefano Ciotti lì è rimasto, e con successo grazie alla stella michelin del Nostrano a Pesaro, mentre Federico Delmonte la stella la deve ancora trovare, ma ci prova e con successo con quest’Acciuga nel quartiere delle Vittorie a Roma che per l’appunto festeggia un anno di vita. Li segiuiamo entrambi dagli inizi, da quando Stefano era a Cattolica e Federico a Fano, ed è bello rivederli insieme, sono simpatici, semplici, bravi. Sono occasioni dove non si giudicano tanto i piatti, per vivere la serata in allegria, però ci hanno colpito in positivo la deliziosa entrèè con la casette colorate, la soave canocchia con stracciatella, il sontuoso cefalo al pistacchio.
Appena aperto e si fa già la fila per entrare, sia perchè i coperti sono indubbiamente limitati, sia per la curiosità che destano le nuove aperture, ma indubbiamente diamo atto a Federico Delmonte, tornato chef e patron dopo la sua prima esperienza giovanile nelle natie Marche, che ha azzeccato la formula. L’ambiente è moderno, semplice e corretto (unico difetto il livello sonoro), cucina come ormai tutti è a vista con un bel barbecue in evidenza, formula bistrò moderno con il pesce che domina e i prezzi calmierati anche perchè non si punta troppo su crostacei ed ostriche quanto, come il titolo suggerisce, sul pesce azzurro del Tirreno. Siamo all’inizio e le imperfezioni sono naturali (il ritmo troppo lento, il servizio un pò in affanno, anche perchè forse il pienone continuo non era stato preventivato), ma le premesse di un nuovo punto di cucina d’autore a Roma ci sono tutte. In evidenza tutta la prima parte del menù con una serie di assaggi di gran livello dove la materia prima viene superbamente esaltata con pochi tocchi e dove il crudo il marinato e il (poco) cotto (dello sgombro) sono di gran classe. Meno ci hanno convinto i primi un pò pesanti e pasticciati e il dolce finale buono ma non goloso come dovrebbe essere.
Due giorni di presentazioni e premiazioni della guida, iniziando dagli alberghi e continuando con i ristoranti nelle varie categorie: Buona Cucina, Cucina d’Autore, Olimpo della Ristorazione. A tutti e per tutti i presenti stessa visibilità e accoglienza sul palco. Alla fine i premi speciali del Touring grazie al contributo dei nostri sponsor che ringraziamo: Lavazza (Moreno Cedroni, miglior ricetta con il caffè), Agugiaro&Figna (Casa Vitiello, per il design innovativo della pizzeria), il Consorzio del Parmigiano Reggiano (Rosanna Marziale, miglior ricetta con il parmigiano reggiano), Villeroy&Bosh (Il Duomo miglior mise en place), Toscobosco (Giuseppe di Iorio di Aroma, miglior piatto con il tartufo), Unox (i Fratelli Serva per la brigata di cucina), Pastificio dei Campi (ristorante Nonna Rosa, miglior primo), Berto’s (Open Colonna per le attrezature in cucina).
Non è stato facile il compito dei concorrenti: cucinare poco più che verdure e tuberi, con il solo aiuto del barbecue, ed in sole due ore. Inoltre alla fine è arrivata la pioggia che ha movimentato ulteriormente la gara. Ma bravi tutti perchè aldilà della competizione era questo anche un modo per ritrovarsi e confrontarsi con il giusto spirito in una situazione sicuramente anomala. Guardate queste immagini, magari manca qualcuno, e ci dispiace, ma questo non vuole essere l’album ufficiale dell’evento che sarà invece preparato dai fotografi professionisti che erano presenti.
Arrivano puntuali i concorrenti, all’inizio sorpresi e un pò spaesati, ma poi conquistati dalla bellezza del posto. E’ una gara ma deve essere anche una Festa, quindi cerchiamo di spiegare le varie regole che devono essere intese con il giusto spirito della gara. Siamo tra i boschi, potrebbe anche piovere (e infatti pioverà) e quindi bisognerà poi adattarsi in qualche modo. Si procede al sorteggio, alla pesa dei vari ingredienti che ognuno ha portato con sè per caratterizzare la ricetta (massimo 2 ingredienti), poi allestiamo il mercatino degli ortaggi frutta e verdure per far completare la “spesa” agli chef. (la gara è vegetariana). E arrivano man mano gli sponsor, con i loro prodotti e vini, e anche i giurati che andranno a comporre le varie giurie. Insomma il parterre si riempie e si riempie anche la chiesetta per seguire la lezione sulle erbe selvatiche. Ricordiamo i concorrenti che avranno un compito non facile: in sole due re preparare 30 assaggi con gli ingredienti a srpresa trovati al mercatino (salvo i 2 che si sono portati da casa) e cucinarli con il solo aiuto del fuoco. Ecco i loro nomi: Riccardo Cappelli (Argentario Golf Resort- Porto Ercole GR), Carlo Nappo (Alla Catina-PN), Marcello Tiboni (ristorante 28 posti-MI) , Federico Delmonte (Chinappi-Roma), Francesco Palombo (Sfumature Gourmet- Cassino FR), Davide Puleio (Pipero-Roma), Alessio Biagi (La Terra di Nello-Castiglione della Pescaia GR), Fabiana Scarica (Villa Chiara Orto e Cucina-NA) , Andrea Mosca (Marili-AP), Donato De Filippis (Tenuta Esdra Agrispa-Pontecorvo FR), Vito Gaballo (Ristorante Origano-LE), Donato Martella (il Capriccio-Vieste FG), Vincenzo Martella (Borgo Pignano PI), Carlo Porcu (Osteria La Lodola- AR), Nicolò Cappelli ((Tenuta Carretta-CN).
La saletta è un pò troppo squadrata, la luce è ancora fin troppo diffusa, ma con il giovane Federico Delmonte la cucina fa sicuramente un passo in avanti e la sala affidata al sorriso di Elena e alle bottiglie di Stefano è sempre una sicurezza. Questa volta abbiamo trovato una frappeuse piena di champagne interessanti e poco conosciuti (la carta dei vini è importante, quella dedicata alle bollicine da lode). Ma torniamo alla cucina: Federico Delmonte è giovane, ma ben preparato e con un ampio spettro di soluzioni. Le capesante con cipolla e cocco sono agli antipodi delle seppie con spinaci per ideazione e gusto, come anche la triglia (un pò troppo “coperta” dall’intingolo) e gli sconcigli. Insomma uno chef che qui è arrivato da poco ma lascia già il segno, non solo nella ricetta studiata, ma anche nell’apparente banalità del polpo grigliato con patate, una vera bontà. Sarà interessante vedere l’evoluzione di questa cucina nel prossimo futuro.
Ed ecco alcune immagini della gara. Penso siano belle, ma è difficile trasmettere la grande bellezza del contesto, la serenità del tramonto, la magia delle luci, la vivacità delle scintille, il tempismo dei cooncorrenti che hanno rispettato perfettamente i tempi di preparazione e servizio (ben 18 concorrenti in meno di tre ore!). grazie veramente a tutti per l’impegno e la professionalità dimostrata. E non era facile cucinare in così poco tempo senza aiuto delle attrezzature praticamente radici ed erbe.
Ed ecco la cronaca della giornata di Roots. La prima parte è dedicata alle erbe e alle radici del bosco con due relatori d’eccezione, Livio Pagliari ed Elvia Giosuè che raccontano storie di erbe spontanee e cucina. Dopodichè si procede alla presentazione dei cuochi arrivati da tutta Italia ed al sorteggio effettuato usando come bussolotti gli “occhi di lupo”, il formato del Pastificio dei Campi che ci sembrava in tema con il bosco. Eccoli i concorrenti: Alessandro Cannata del Moma di Roma, Damiano Donati del Punto di Lucca, Daniele D’Alberto del BR1 di Montesilvano, Christian Mandura del Geranio di Chieri, Davide Del Duca dell’Osteria Fernanda di Roma, Federico Delmonte di Chinappi di Roma, Francesco Palombo di Tenuta Esdra di Cassino, Luca Mastromattei del Pescion di Pescara, Marcello Tiboni della Locanda Walser della Val Formazza, Marco Claroni dell’Orologio di Fiumicino, Mariano Guardianelli dell’Abocar di Rimini, Riccardo Cappelli del Pellicano di Porto Ercole, Silvia Moro del Moro di Montagnana, Francesco Brutto di Undicesimo Vineria di Treviso, Carlo Nappo della Catina di Pordenone, Stefano Sforza del Turin Palace di Torino, Shady Hasbun de Le Rotte Ghiotte di Arezzo. E a poco la gara.
Conosciamo da anni La Valentina, una delle migliori aziende vinicole dell’Abruzzo. Una gamma di vini che privilegiano l’eleganza e che ora contempla anche un nuovo e buon rosato. Siamo in un pranzo veloce al Settembrini, eseguito correttamente da Federico Delmonte, il giovane chef del ristorante, allietato da questi piacevoli vini, tra i quali spicca lo Spelt, montepulciano in purezza.