Siamo tornati con grande curiosità e piacere. Il borgo, Moggiona, vive di riflesso della grande foresta di Camaldoli e della storica Abbazia. E i Baroni (tre fratelli, donde il nome dell’Albergo, i 3 Baroni), si sono fatti ben apprezzare con la Locanda posta subito prima dell’Abbazia. Filippo poi negli ultimi anni con la giovane moglie Marta sta facendo crescere sia l’albergo (indirizzandolo verso una clientela che vuole un migliore standard) che il ristorante Mater per dare un’altenrativa gourmet ai visitatori. E’uno straordinario autodidatta, praticamente da solo, provando e riprovando, ha saputo impostare e far crescere una brigata giovanissima del luogo che si esprime ad ottimi livelli, con varietà e sufficiente tecnica. Ed anche la sala gira bene grazie a Marte e ad Enrica. Da sottolineare e lodare la bella scelta di infusi e il modo coinvolgente con il quale viene presentata. Potremmo essere soddisfatti, ma non lo siamo, perchè chi arriva fin quassù pensiamo che voglia ancora più calarsi nell’atmosfera magica del luogo. Non che manchino i riferimenti territoriali, ma lo sforzo deve essere maggiore e il risultato più libero dall’ossessione gourmet e più spontaneo. Però detto Filippo si merita ampiamente le nostri lodi, specie per la linea degli antipasti e dei secondi che abbiamo trovato migliore di quella dei primi e dei dessert. Venite a trovare questa bella e simpatica coppia, sia per la gentile accoglienza che per scoprire un angolo bellissimo ed intatto della nostra Italia.
Filippo Baroni
I Tre Baroni, cioè i tre fratelli Andrea Matteo e Filippo, sono a capo di un piccolo ma significativo gruppo di strutture aperte all’ospitalità (locande, camping, caffè e questo bell’albergo). Filippo in particolare segue da vicino la ristorazione, si è appassionato, ha acquisito le basi tecniche dal grande Gaetano Trovato ed è rimasto fulminato sulla via di Damasco da Niko Romito. Ce la mette tutto ed il risultato non manca: il Mater oggi è un signor ristorante, bello ed ambizioso con una cucina interamente a vista sulla sala e una cucina ansiosa di dimostrare la sua qualità. Il pranzo che abbiamo fatto è di indubbio livello, si tocca con mano e con il palato la tecnica acquisita, il lavoro ben svolto di una brigata coesa, l’accortezza delle preparazioni che seguono una linea contemporanea moderna. Manca a nostro avviso l’ultimo e decisivo passo: una forte identità che faccia sentire da vicino l’originalità della situazione (siamo nel Parco di Camaldoli) e vivere un’esperienza meno trascritta (anche se molto bene) da quanto visto altrove, ma più ispirata al circondario. I piatti migliori? pensiamo al piccione di Laura Peri e al goloso dessert alla meringa, i meno riusciti forse i due primi poco equilibrati. Completa una sala preparata e la gentile e cortese accoglienza di Marta Bidi.