Perchè ci è piaciuto? Perchè è un locale a tutto tondo. Bella la posizione, in un angolo appena fuori dal centro storico, ma accanto al passaggio per la vicina chiesetta sopra il canale evoca racconti antichi ed infatti qui veniva pure Donizzetti. L’oste, Marco Carminati, è un personaggio verace, ingegnere chimico, poi grande appassionato in giro a visitar le stelle (quelle della Michelin, e ne ha visitate centinaia); lo chef, Filippo Cammarata un siciliano nato a Bergamo, rotondo di fattezze, di cuore e anche nei sapori dei suoi piatti. La sala rinnovata è in buon equilibrio tra funzionalità moderna e atmosfera d’antan, i piatti come dicevamo sopra sono golosi, una specie di barocco siciliano trasportato in Lombardia. E’ uno chef che lavora per il palato della sua clientela e non inseguendo una solitaria avventura. Tra le cose migliori citiamo l’animella e i ravioli, e il dessert al quale diamo la copertina. La cosa che meno ci è piaciuta sono forse gli gnocchi un pò evanescenti.
Filippo Cammarata
Bella sorpresa questo Cece e Simo (dai soprannomi dei due titolari), un locale semplice e giocoso (con anche un B&B conveniente e comodo al piano superiore). La sorpresa si chiama Filippo Cammarata, 32 anni, con qualche buona esperienza alle spalle, l’ultima è Niko Romito. La sua cucina è curata, centrata nel gusto, per niente banale. Ama il lievito madre, buona è la focaccia come il pane che ci portiamo via in una bella confezione, ma è la zuppa di cavolfiore che merita da sola quasi il viaggio, completata poi da un buon risotto mantecato con cipollotto e contrastato dalla polvere di cipollotto e da una riduzione di melassa. Buono anche il secondo, un filetto in crosta di limone bruciato e cavolo nero con verza croccante e cavolfiore. Peccato che non siano venute le foto del risotto e della carne, ragione di più per ritornare in questo simpatico e promettente locale indicatoci da Angelo Agnelli, che ci ha anche accompagnato.