Un premio che è ormai un classico del calendario gastronomico. Dobbiamo dare atto ad Alberto Lupini di averlo fatto crescere con simpatia e semplicità, nonostante che quando si affrontano le classifiche le insidie sono ad ogni angolo. C’è sempre un Convegno ad aprire il Premio, quest’anno si è parlato di Turismo Gastronomico, ed i numeri impietosi hanno fatto vedere quanto l’Italia abbia perso per non aver puntato sul questo settore come avrebbe dovuto. Gran finale all’Otel, una location in periferia sud della città, con una carrellata di chef e prodotti di prima grandezza.
Filippo Gozzoli
Interrompiano gli eventi di Zurigo e Vienna (che riprenderemo domani) per una parentesi importante: il momento topico per i guidaioli, ovvero la presentazione della nuova guida Michelin. E’ sempre l’occasione per ritrovarsi, confrontarsi, cercare di capire i differenti punti di vista nel rispetto reciproco che sempre deve esistere. E’ una guida fatta da gente preparata che ha alle spalle tanta esperienza. Quest’anno relativamente poche sono le novità, soprattutto nella zona alta della classifica: due sole nuove 2 stelle (ma praticamente una sola, al bravissimo Peter Girtler dello Stafler di Mules, in quanto Perbellini già l’aveva, anche se a un differente indirizzo) e nessun nuovo 3 stelle. Insomma quasi calma piatta in alto. Anzi andiamo perfettamente in pari con la stella persa di Scabin, che facciamo fatica a capire perchè. Lo chef è geniale, e per giunta completato di una formidabile brigata dove spicca Giuseppe Rambaldi, uno dei migliori souschef d’Italia che garantisce la continuità. Più numerosi ovviamente i nuovi stellati. Siamo personalmente contenti di ritrovarne tanti felicemente passati da Emergente: Federico Belluco del Dopolavoro di Venezia, Edoardo Fumagalli della Locanda del Notaio, Oliver Piras de l’Aga ultimo vincitore, Cristoforo Trapani alla Magnolia, Cristian Torsiello all’Arbustico, Andrea Cannalire del ristorante Il Cielo, inserito nel Relais La Sommità di Ostuni, Alessandro Dal Degan del ristorante La Tana, Antonia Klugman del ristorante l’Argine…. Un plauso a tutti loro. Chiudiamo con le stelle perse. Alcune sono scontate, due sono da commentare, la Gallina a Gavi, un bellissimo ristorante con uno chef capace e per finire Paolo Teverini. Paolo fa parte della vecchia guardia, è un vero peccato, speriamo sappia reagire con la forza d’animo e la saggezza che lui sa avere nei momenti difficili: stiamogli vicini.
Sirio Maccioni è sempre un mito qui a New York, e non solo. Da un anno ha aggiunto un’altro locale alla sua collezione, e questo è particolarmente impegnativo. Siamo al Pierre Hotel, bandiera del Taj a New York, un albergo di grande prestigio e il ristorante ha sicuramente notevoli ambizioni. In effetti la sala è elegante e raffinata, la clientela consequenziale. Ritroviamo in cucina una vecchia conoscenza, Filippo Gozzoli, un tempo al Park Hyatt di Milano. La serata scorre nell’opulenza, ma sia la sala che la cucina ci sembrano ancora in fase di messa a punto. Prima del Sirio eravamo passati in un locale famoso e storico per un aperitivo, il Felidia, il locale che ha dato il via alla storia e alla fama della famiglia Bastianich. Purtroppo Lidia non era presente, in compenso un saluto a due valenti professionisti come Giuseppe Rosati e Fortunato Nicotera.
Villa del Quar, ora sono in due
Eccoli, a destra Filippo Gozzoli, executive chef, a sinistra Gennaro Vitto (28 anni). Varie esperienze in Italia e all’ estero, si ritrovano qui per raccogliere la non facile eredità di Bruno Barbieri.