125 anni di Hassler, dell’albergo forse più iconico della Capitale. Lui, Alberto Hassler veniva dai Grigioni, da un paese povero, e si era arrangiato in Italia a fare il pasticciere, poi il ristoratore e infine l’albergatore a Catania prima di fare il salto e avviare quest’albergo. Ma la storia dell’albergo è legata alla dinastia Wirth Bucher. L’attuale proprietario e titolare, Roberto Wirth figlio di Oscar Wirth e Carmen Bucher, come dire delle due più famose famiglie di albergatori della storia, ha saputo mantenere e consolidare negli anni del dopoguerra la fama di quest’albergo che ormai fa parte della storia della Capitale. Aggiungiamo che negli ultimi 40 anni, quelli appunto legati a Roberto Wirth, non solo è cresciuta la fama dell’albergo in quanto sinonimo di ospitalità esclusiva ed eccellente, ma finalmente anche quella del ristorante: da quando è arrivato Francesco Apreda, ormai diventato anche questo un altro punto di riferimento, questa volta legato al buon mangiare.
Francesco Apreda
Inaugurazione l’altro ieri di Taste nel clima tropicale di questo umido settembre. Il meglio della Ristorazione romana in grande spolvero e forze distribuita nell’arco di 500 metri intorno all’Auditorium. gli ampi spazi aumentano la godibilità dell’evento e per gli appassionati è un indubbio piacere trovare riuniti tanti nomi celebri. E’ previsto un gran pienone.
Una fotografia della ristorazione laziale declinata in categorie e porfessionalità: ecco i Restaurants Award di Fabio Carnevali presentati l’altra sera allo Spazio Novecento. Come tutte le classifiche poi ognuno di noi ha la sua, questa vuole essere una media di tanti voci. Lode ai tanti vincitori delle varie categorie, colpisce l’assenza al vertice di Heinz Beck che da anni domina tutte le classifiche del genere. Certo si potrebbe obiettare: mai 74 giornalisti che hanno espresso il loro giudizio saranno poi effettivamente tutti andati negli ultimi mesi in questi ristoranti che hanno poi votato? Ma questo vale per tutte le altre indagini tipo i 50 best restaurants of the world e altri ancora. Rimane un sondaggio, non è una verità assoluta, ma non è nemmeno da considerare solo carta straccia.
E’ sempre una festa la serata delle tre forchette del Gambero Rosso, e quest’anno la vera festa l’ha fatta Niko Romito, salito da solo al vertice della guida con un punteggio di 96. Un bel traguardo per uno chef che fino a due tre anni fa era ancora considerato (non da noi, ma da molti) uno chef emergente. Il Gambero Rosso rompe così un equilibrio che sembrava stabile: quello di Massimo Bottura al vertice secondo tutte le guide. L’unanimità non c’è più e si apre il dibattito. La sfida del futuro sarà tra loro due? Difficile dirlo, secondo noi sono più complementari che antagonisti con un Massimo che sembra sempre più consolidare il suo primato etico e internazionale mentre Niko sembra percorrere con successo una strada più concreta ed imprenditoriale. Secondo noi all’Italia servono, e molto, entrambe le cose.
40 anni de L’Espresso! e’ emozionante, soprattutto per chi l’ha vissuta, risentire le parole di Federico Umberto D’Amato del lontano 1977 che scrisse nella prefazione della prima edizione della Guida, con le quali Enzo Vizzari ha aperto la presentazione della nuova edizione della Guida. A quei tempi mi avvicinavo a questo mondo che conoscevo ancora poco, ma dal quale ero profondamente attratto. 5 anni dopo mi incontrai con Federico Umberto D’Amato e da quel giorno è indubbio che la mia vita è profondamente cambiata. Devo molto, come tanti, alla guida de L’Espresso e brindo con sincerità ed amicizia a Enzo Vizzari che da tanti anni porta avanti il testimone.
La giornata conclusiva è ovviamente quella più importante, ci sono le finali e si chiude con quella più importante: il Premio al miglior chef emergente. La seconda giornata della Finale consente che due ingredienti siano portati da casa, ma gli altri, almeno due, siano reperiti in loco, cioè tra gli espositori dell’evento. Vince meritatamente Stefano Terigi (ristorante Giglio di Lucca) che convince con la sua originale ricetta di yogurt e meringa tra il dolce e il salato, e molto bene anche Stefano Bacchelli (Da Vittorio a Brusaporto) sempre preciso, pulito e altamente professionale. Ma ottima figura la fanno tutti, considerando anche la giovane età e il non semplice compito che hanno dovuto affrontare.
10 anni di Imago, 10 anni di consenso crescente di pubblico (il ristorante è sempre pieno) e di critica (la cucina di Apreda ha alti punteggi su tutte le guide, forse la sola Michelin lo penalizza un pò con una sola stella), ma non era scontato. In tanti ci avevano provato prima ed il ristorante, nonostante la posizione e il prestigioso contesto, non era mai decollato. Doppia lode quindi a Roberto Wirth, al bravo Francesco Apreda, ma direi anche a tutta la brigata di cucina e di sala capitanata dal sempre presente Marco Amato che lo supporta con una magnifica coesione e uno stile ineccepibile.
Bella festa davvero ieri sera al piano superiore del Mercato Centrale di Roma. Sotto le suggestive volte in mattoni tre livelli di qualità, dai tanti banchi delle eccellenze alimentari al ristorante di Oliver Glowig e sopra in alto un piccolo spazio (non poi tanto piccolo) aperto appunto agli eventi e infatti abbiamo festeggiato il compleanno. Organizzato in modo corretto e funzionale, con 5 postazioni dai formaggi di Beppe, ai fritti e agli hamburgher, dalla pizza di Bonci ai carciofi, per finire con il risotto fatto in diretta da Oliver Glowig. Al banco tanti vini e soprattutto bollicine. Tutti hanno gradito la bellezza del contesto e ringrazio di essere venuti in tanti. Grazie poi a Umberto per l’ospitalità e la realizzazione dell’evento, e soprattutto per la sua presenza ed elogio, e a tutti i ragazzi dello staff che si sono prodigati. Gran finale con la megatorta di Bonci (uno splendido millefoglie con frutta e chantilly) e ultimo calice giù al piano terra da Luca Boccoli. Un compleanno da incorniciare e da ricordare!
Molti si chiedono come mai non sia ancora arrivata la seconda stella, ma sembra che la cosa non turbi la clientela che con continuità riempie ogni tavolo. E’ difficile trovare posto e questo conferma l’Imago nel ristretto rango di quei locali molto amati dai viaggiatori gourmet internazionali. D’altronde come non apprezzare il magnifico panorama, la vista sulla scalinata, il servizio perfetto di una brigata coesa e competente, e buon ultimo, ma potrebbe essere al primo posto, la cucina di Francesco Apreda? Una cucina internazionale nel senso migliore della parola. Francesco ha molto viaggiato, e ogni anno passa qualche settimana in India e questo si riflette in un menù che ha più di una suggestione aperta verso l’Oriente, ma che al di là delle tendenze, ci sembra centri le pur alte aspettative che si hanno quando si entra in questa bella sala. Nel lungo percorso, non privo di difficoltà tecniche, l’unica cosa in tono minore è stato forse l’avvio con degli stuzzichini iniziali già visti e non particolarmente intriganti, ma poi tutto in salita dalla lingua allo sgombro (ben abbinato con la glassa della mela e il foie gras), per arrivare in alto con degli ottimi ravioli, splendido incontro di due mondi. Il celebrato pollo è molto buono, ma lo vorremmo meno scivoloso e più croccante, e il dolce finale è da 10 e lode. Ultimo plauso all’eleganza della sala, e abbiamo bevuto anche molto bene grazie all’omaggio di Chateau Palmer arrivato dal vicino tavolo.
La giornata del lunedì di Cooking for Art vede sempre la premiazione dei migliori ristoranti secondo la guida del Touring Club e la consegna dei premi speciali grazie al contributo di alcuni sponsor. Un momento importante per noi, ma anche per il pubblico che vede transitare il fior fiore della ristorazione del Centrosud.