Quanto sarebbe costato un menù di 42 chef del calibro di quelli di ieri sera, il meglio del meglio di Roma e del Lazio? Ed infatti gli ospiti hanno apprezzato l’occasione riuscendo ad esaurire le oltre 4000 prozioni preparate e servite in meno di due ore (altro record). Una grande serata, per la qualità e quantità delgi chef, ma anche per l’atmosfera che si è creata. Due tavoli erano stati riservati a coloro che si sono sacrificati nei soccorsi: La Protezione Civile, e i Vigili del Fuoco. Il preside dell’Istituto Alberghiero di Amatrice, visibilmente commosso, ha ringraziato lo sforzo che ha fatto tutta la Ristorazione a favore dei terremotati. Una sala piena ha confermato che la solidarietà riesce a far arrivare a Rieti il suo messaggio. Grande insomma la partecipazione di tutti, ed ora avanti per la terza ed ultima serata.
Francesco Apreda
Gran finale a Seiano, la vera patria di Gennarino, con il lungomar einvaso da chef, street food e pizzaioli, mentre in fondo alle Axidie la Bengodi del dolce con zeppole e babà come se piovesse. Il tempo è stato favorevole e la risposta dellla gente, operatori ed appassionati, impressionante. Un altro bel successo per Gennarino ed il suo team.
Papille Esigenti, un titolo curioso inventato da Paolo Serani, che vuole essere di richiamo per chi ci si ritrova in questa dizione. E non sono pochi quelli che arrivano, perlopiù ristoratori, che hanno approfittato della giornata di beltempo dopo il diluvio del sabato. La location è bellissima, siamo al Castello della Castelluccia, al centro dell’Azienda agricola di Giansanti Di Muzio, tra boschi pascoli e prati. La selezione dei prodotti è alta, la presenza dei produttori nobilità ulteriormente l’evento, e noi seguiamo da vicino la jam session di cucina improvvisata: gli chef che si mettono a disposizione girano tra i vari desk e inventano la ricetta al momento con gli ingredienti fantastici che trovano sui desk degli artigiani espositori. Ci divertiamo e poi la giornata si chiude con l’interessante degustazione di formaggi presentata da Enrico Panzarasa e Hervè Mons, celebre affinatore d’Oltralpe.
Mancava solo un pò di venticello romano serale, ma quest’estate sembra avara al riguardo. Per il resto una serata quasi perfetta, che ha visto 4 annate di Dom Perignon accompagnare i piatti di Francesco Apreda, e così dall’Oenoteque (le vecchie annate di DP) alla Plenitude (le annate più recenti; in genere comunque anno almeno quasi una diecina di anni) abbiamo visto, assaggiato e goduto la pienezza di queste interpretazioni dello champagne, presentate direttamente dal creatore, Richard Geoffroy chef de cave. 4 annate, 4 bottiglie che è un piacere assaggiare, dove è difficile dire quella più buona. La nostra preferenza va al 1995, al massimo della sua pienezza, ma come non riconoscere la grandezza del 2003, vista la difficile annata? E un buon champagne si dimostra ideale anche negli abbinamenti, a volte non semplici, con le ricette di uno chef che cerca anche lui di conciliare la potenza dei sapori con l’eleganza del contesto. Francesco Apreda ha iniziato con un polpo sapiente, proseguito con dei vermicelli intriganti, è andato sul sicuro con i rigatoni, per chiudere con l’agnello (con qualche ridondanza di troppo) e fulminarci con un perfetto dessert.
In questi giorni sono in tanti a viaggiare, ma per chi rimane a Roma ecco un viaggio che si può tranquillamente fare senza passaporto. Un viaggio nei sapori è quello che propone Francesco Apreda (accanto comunque ad una linea più tranquilla), una serie di ricette che gli ricordano le tappe della sua vita in giro per il mondo. Vita poi definitivamente segnata dall’Oriente, con un pò di Cina e Giappone, ma soprattutto tanta India dove ogni anno svolge consulenza all’Oberoi. Ricette che invitiamo ogni gastronomo che si rispetti ad assaggiare perchè ben difficilmente troverà qualcosa di simile lungo tutta la Penisola (salvo a volte e curiosamente sempre a Roma, alcune preparazioni di Cristina Bowerman e Anthony Genovese), ricette piene di spunti interessanti, di accostamenti inusuali, di sfumature originali di gusto. Basti pensare alla serie degli appetizers, di straordinario impatto, e poi sempre voliamo in alto sia pensando a Londra (con degli scones che solo nel Devon avevamo trovato così leggeri), sia pensando a Tokyo (elegante e succulento il polpo con le alghe), a Mumbai (ben speziate le penne all’arrabbiata) e ottimo anche il cheese cake (pensando a New York) degno di una colazione da Tiffany. Le cose un filo meno convincenti sono arrivate da assaggi fuori da questo menù, anche se sempre di un filone parallelo: i vermicelli di soja un pò troppo ammassati, e l’elegante rotolo di sogliola e scampi troppo arrotondato sui sapori dolci. Il tutto trova infine pari e degno riscontro in una sala dalla vista incomparabile e in un servizio di nobile efficienza.
Un pubblico oltre ogni previsione ha testimoniato il successo di questa prima giornata. Da Heinz Beck che ha inaugurato il programma del palco, alle seguite degustazioni, alla scuola di cucina, ai tanti espositori letteralmente circondati dagli appassionati, alla pizza chic e per finire alla zona forse più gremita: la Food Zone. Oggi si replica dalle 17 in avaanti con altri interpreti prestigiosi. Vi aspettiamo numerosi, pazienti e desiderosi di vivere l’evento in allegria e tanta passione, proprio come ieri.
Doveva durare fino al tramonto, e siamo arrivati a metà pomeriggio di rientro su Roma sperando e pensando di assaggiare qualcosa…..tutto sold out!!! Ed era finito tutto, ci hanno detto, praticamente già alle 14. Fiorano è stata presa d’assalto, complice anche una delle giornate più belle di quest’ estate, segno anche che l’iniziativa era centrata come messaggio e target: le famiglie hanno bisogno di avere delle alternative e la solidarietà è sempre sentita. Complimenti quindi agli organizzatori, in testa Alessia e Cristina, ma anche ai tanti che ci hanno creduto. Noi (senza alcun assaggio) ci siamo comunque goduti il tramonto romano e il paicere di vedere tanta gioventù così libera ed allegra.
Grande clamore pubblicitario e ovviamente grande folla per questa nuova edizione di Taste of Rome che ha sicuramente il merito di avvicinare al grande pubblico gli chef di più prestigio della Capitale. C’è anche una scuola di cucina, l’enoteca per vini anche importanti, mentre alcuni espositori sembrano lì solo per vendere e fare cassetta, motivo encomiabile certo, ma che stride con la sbandierata qualità dei contenuti.
Ed ecco la finale, ormai conosciamo il vincitore, Cristoforo Trapani, ma ricorderemo la tecnica di Luigi Salomone che ha presentato forse il piatto migliore (gli spaghettini freddi con broccoli), la semplicità convincente e sana di Joseph Micieli al quale auguriamo il successo che merita con il suo nuovo ristorante (la Sciabica), la misura e professionalità di Gianfranco Bruno, forse il più maturo dei 4. Ma lode a Cristoforo per la sua passione, entusiasmo che alla fine ha contagiato un pò tutti.
Tre chicche in una: la bellezza dell’Imago il ristorante gourmet dell’Hotel Hassler, la cucina di Francesco Apreda, i vini di Castiglion del Bosco che erano poi il motivo della cena. Con questi presupposti le cose non posson che andar bene e tra una bottiglia e l’altra spiegata con apprezzabile semplicità informale dall’enologo Cecilia i vini hanno accompagnato gli assaggi dello chef. Il vino migliore? Il brunello Campo del Drago 2008 da una vigna in cima alla collina della tenuta. Il piatto migliore? Il collaudato risotto cacio e pepi. Prendiamo anche nota che l’importante tenuta è diventata operativa con il golf, le ville in affitto, l’albergo di sole suites e il ristorante (anzi due, accanto a quello gourmet c’è una più informale trattoria).