Tra i locali più interessanti della Caapitale è senza dubbio questo Tordomatto, che sembrava nato come bistrò di cucina romana e sta diventando ristorante non privo di ambizioni e con un ampio orizzonte culinario. Merito soprattutto dello chef, Adriano Baldassarre, ormai di lunga esperienza culminata in un significativo passaggio in India. Qualcosa rimane ancora del bistrò, come i tavoli troppo ravvicinati e qualche piatto di frettolosa finitura, ma le ambizioni trovano riscontro nel complessivo livello di cucina (tra l’altro ci sono piaciuti in genere più i piatti innovativi che quelli classici), nei dettagli come l’ottimo pane e i grissini, la buona pasticceria e il servizio curato di sala. Rimane ancora da “bistrò” il prezzo, e questo è un segnale che merita ulteriore lode. Tra gli antipasti decisamente meglio gli scampi e le patate al latte di capra, dei due più classici polpo e coniglio, a seguire due buoni primi, e tra i secondi meglio la carne di una un pò pasticciata pescatrice. Un finale di livello con dei dolci buoni (ma anche questi di perfettibile presentazione).
Francesco D’Agostino
Un invito gradito per una serata piacevolissima: vuoi per ritrovare Adriano Baldassarre chef di ormai lunga e solida esprienza, vuoi per i vini di Marramiero serviti in Jeroboam che ben si adattano ad una cena conviviale. Il nuovo Tordomatto rispetto al primo, a quello di Zagarolo, è più grande, meno pretenzioso, sorprendentemente con prezzi più abbordabili e sicuramente più comodo per noi cittadini. Dal vecchio al nuovo Adriano è andato abbastanza in giro, compresi due anni in India che crediamo lo abbiamo non poco segnato e saremmo curiosi di assaggiare qualche ricetta “contaminata”. Pensiamo quindi che avrà molte cose da raccontare, ma stasera è una cena speciale basata su grandi vini classici serviti in doppio magnum e anche Adriano propone i suoi classici che comunque lasciano il segno (positivo) con al vertice un ottimo agnello. Curiosità, ha di fronte (o quasi) il panificio di Bonci, ma preferisce farsi il pane da solo, ed è buonissimo. Complimenti a lui e ad Enrico Marramiero che con semplicità e immediatezza ha introdotto i suoi vini, senzza inutili ghirigori, tanto parlavano da soli, e bene.
La nuova etichetta di Berlucchi conferma il percorso virtuoso che l’azienda sta percorrendo ormai da qualche anno. Il nuovo “nature” proviene dai migliori appezzamenti, 72 mesi di permanenza sui lieviti, potenza quindi ma anche tanta finezza e classe. Cristina e Arturo (sempre bravi modesti e simpatici) lo hanno presentato proprio prima di Pasqua al Pagliaccio, tutto riservato per l’esclusivo evento. Un menù di rispetto ha accompagnato lo spumante servito a tutto pasto, dove l’unica perplessità è arrivata dai gamberi rossi, da dimenticare.
Grande festa e grande folla ieri al Westin a via Veneto. Si brinda con tante bollicine quelle che Cucina & Vini, edita e diretta da Francesco D’Agostino, ha decretato le migliori. Un’occasione per fare gli auguri di Natale a tanti amici e colleghi a cominciare proprio da Francesco, visibilmente soddisfatto dell’ottima riuscita dell’evento.
Ristoranti che propongono cucina napoletana ce ne sono sempre in numero sempre maggiore, non solo in Campania. Questa “La Locanda”, è a Terni, a Colle dell’Oro, dove (con altra gestione) troverete anche delle confortevoli camere. L’azienda Briziarelli ha presentato qui i suoi vini umbri (sagrantino, sangiovese ecc..) con questo abbinamento un pò inusuale per l’Umbria, non quindi con selvaggina o bistecca, quanto invece con genovese (vedi sopra i paccheri) e baccalà.