La presentazione della nuova edizione del volume Le Soste è sempre un appuntamento da non perdere. Rappresentano il meglio della ristorazione italiana (e non solo, visto l’apertura verso l’estero), ed è momento di confronto e di incontro. Quest’anno si è svolta nella grande sala del Principe di Savoia, con un menù molto contempoaraneo affidato ad Airaudo (antipasto, le capesante), Sposito (primo, il risotto con le alici), D’Aquino (il diaframma ai carboni con rosa di Gorizia) e chiusura con Carlo Cracco (fondente mango yogurth). Prima della cena numerosi premi e brindisi in un’atmosfera di piacevole convivialità.
Francesco Sposito
Anni fa lanciamo con Berardino Lombardo l’Asta del Cappone, proprio sotto Natale, per stimolare il ritorno ad una tradizione che si stava affievolendo: quella del Cappone di Natale, con una bella festa qui a Terre di Conca. Dopo anni di pausa la Festa è tornata, domenica scorsa, sempre a Terre di Conca, grazie all’iniziativa di Albero Fiorito, associazione illuminata di produttori e ristoratori in difesa delle tradizioni (non solo gastronomiche) del territorio tra i quali citiamo gli amici Giuseppe Iaconelli, Fofò Ferriere e appunto Berardino Lombardo. Grande festa anche per la splendida giornata, con presenza di piccoli produttori d’eccellenza, tra i quali citiamo il buon panettone di Cascone, lo zafferano di Pietravairano e i distillati di frutti antichi. Folta la presenza di amici e appassionati grazie anche al richiamo di chef famosi, come Nino di Costanzo, Francesco Sposito, Paolo Barrale, Angelo D’Amico, Stefano Mazzone, Mimmo Di Raffaele, Franco Pepe (con la sua pizza fritta con guanciale) che hanno preparato alcune ricette variamente ispirate al cappone. I capponi erano invece nell’aia, un pò discosti, bellissimi e chi vuole li può prenotare a BerardinO lomabrdo a Terre di Conca. Non sono tanti, quindi affrettatevi e speriamo che il prossimo anno aumentino.
Non solo grandi chef, ma anche grandi prodotti come abbiamo avuto modo di vedere durante la giornata di lunedì approfittando della felice e densa esposizioni di piccoli e bravi artigiani del gusto. E poi a sera la grande serata con una 50ina di chef che spuntano da tutte le parti. E in genere ottimi assaggi con una segnalazione speciale a Thomas Kavcic, sempre gentile e pronto ad unirsi agli chef italiani, e il suo tovagliolo goloso era proprio buono.
E’ il momento più atteso della Festa a Vico, la cena dei grandi chef, e qui in effetti non mancano. Divisi in tre turni, gli aperitivi in terrazza, 7 piatti serviti ai tavoli e gran finale dolce di nuovo in terrazza. Anche se tutto è collaudato da anni, non è certo facile organizzare queste cene, ma ormai Gennaro si supera ogni anno. 7 piatti serviti in meno di due ore per 250 coperti (con un livello più che soddisfacente, anzi decisamente alto). Ma la cosa migliroe è il senso complessivo di serenità, di voglia di esservi e non di apparire. Insomma alla fine sono tutti contenti, gli chef che si sono sbattuti e non di poco, il servizio, gli sponsor e anche il pubblico pagante (ma il ricavato va tutto in beneficenza) che ad ogni edizioni sono sempre in numero maggiore.
E? sempre un bel momento conviviale quello della cena dell 3 forchette che non manchiamo mai (o quasi). Sia per rispetto ai colleghi del Gambero Rosso, sia perchè la formula è azzeccata: non un’interminabile cena di gala, ma il divertimento di girare tra la decina di postazioni affacciate sulla grande sala per scegliersi i piatti evitando le code. Visto i nomi dei presenti è poi difficile sbagliare, ricordiamo almeno, tra i piatti assaggiati, il gran pane di Valeria di Caino, l’ostrica di Taverna Estia e l’ottima pasta e ceci di Pascucci.
Ci dispiace innanzi tutto per chi la stella la perde, non sono in tanti, ma ci sono almeno due perdite dolorose: La Tenda Rossa e Agata&Romeo. Numerose le nuove stelle, ma nel rango di una, mentre l’alta classifica langue: nessun nuovo tre stelle e solo due nuovi due stelle. Si fermano l’Alto Adige e il Trentino (anzi arretrano), in avanti il sud: Sicilia e Campania (ormai la regione più stellata) e avanza quest’anno una sorprendente Toscana….effetto Renzi?
Grande l’inizio con Massimo Bottura che ha saputo essere trascinante come pochi. Non tanto e non solo per quello che dice, ma per la passione e la capacità di coinvolgimento che ci mette. Dopo di lui una parata di chef celebri trascinati qui dall’amore per la mozzarella di bufala, ma anche dal grande lavoro di raccordo fatti da Barbara e Albert Sapere, bravi come sempre.
In sintesi un bell’evento quello della mozzarella a Paestum. Albert Sapere e Barbara Guerra ci avevano in effetti sempre abituato bene negli anni passati. La nuova sede, le Trabe, si è dimostrata bella piacevole e funzionale. Il programma è stato fin troppo ricco di incontri interventi e messaggi, e la mozzarella ha ancora una volta dimostrato la sua grande forza d’attrazione. Presente questa volta il Consorzio, assenti inspiegabilmente i produttori.
Maccaturo, questo il nome del tovagliolo, quello a scacchi bianchi e rossi, un pò grezzo e pesante, dove si usava mettere la polpetta, la parmigiana, l’avanzo del pasto del giorno precedente o la pietanza fatta espresso. In genere piccoli bocconi saporiti e sostanziosi , gustosi e corroboranti per gente che aveva lavorato duramente tutta la giornata e poi a sera doveva ritemprarsi.
I due fratelli Sposito meritano stima e rispetto per quanto stanno facendo a Brusciano. La location non aiuta loro, ma ce la mettono tutta. Andate alla Taverna Estia a provare una delle migliori cucine della regione, come queste due belle ricette testimoniano e confermano.