Gran finale di Emergente Sala sul palco del Teatro Puccini a Merano. Una splendida location per un evento originale e nuovo che ha incuriosito molti e appassionato gli addetti al lavoro presenti. Di fronte ad una qualificata giuria eclettica e composita i dieci concorrenti si sono ben presentati, hanno risposto alle domande, alcune anche curiose (ma d’altronde in una sala di ristorante tutto o quasi può capitare), e infine sono stati coinvolti direttamente con i vari sponsor. Tutti sono stati bravi, ma alla fine il verdetto unanime ne ha premiati due: Alberto Tommasi del Cambio di Torino e Enrico Guarnieri di Da Vittorio a Brusaporto. Visto l’alto livello dei concorrenti abbiamo deciso di invitare a Roma anche il terzo classificato, Alberto Bonanno del Magorabin di Torino. E chiusura con un bel brindisi nel foyer del Teatro con alcuni grandi prodotti come il tartufo di Toscobosco, i conchiglioni del Pastificio dei Campi, i vini di Cecchi Feudi Famiglia Cotarella e San Salvatore, i formaggi del Consorzio del parmigiano e di Carmasciando, i salumi di Antica Corte Pallavicina, la bufala di Barlotti, il salmone Upstream, il caffè Kimbo, gli oli e aceti di Olitalia, i sigari del Maledetto Toscano ed altri ancora.
Giorgio Grai
11 giugno 1930, nasce Giorgio Grai forse il più grande “naso” del vino che l’Italia abbia prodotto. Ma non è solo questione di papille fini, quanto di cultura, educazione, classe. Auguro a lui ancora tanti anni di straordinaria lucidità e a tutti gli appassionati auguro di poterlo incontrare per avere il piacevole ricordo delle sue parole. Un caro abbraccio Giorgio!
A 85 appena compiuti sembra ancora un ragazzo per l’aspetto, per le idee, per la prospettiva con la quale guarda in avanti. E’ soddisfatto dell’ultima avventura: un vigneto di oltre 50 ettari appena acquisito in Languedoc, nella Francia che ama e che conosce come pochi. Un impegno che toglierebbe fiato ad un giovane imprenditore e che lui affronta serenamente. Giorgio Grai, originariamente Giorgio Krainz, padre triestino, madre trentina, una nonna ungherese l’altra ceca, moglie bulgaara e suocero transilvano, vissuto a lungo a Bolzano dove, dice Lui, era italiano tra i tedeschi e tedesco tra gli italiani, è approdato giovanissimo nel vino e non ha poi più lasciato il campo. Il suo pinot bianco viene da molti annoverato tra i più grandi vini bianchi d’Italia. Ma non è solo il vino la sua passione. Con Lui ricordiamo gli anni di Giannino, dove è stato a lungo in sala, prima che arrivasse Sirio Maccioni, poi ci salutiamo per ridarci un appuntamento per ritornare indietro nel passato, magari brindando con le nuove bottiglie della tenuta in Languedoc che guardano invece al futuro.
il lunedì al Vinitaly è sempre la giornata più densa di appuntamenti. E a parte il lavoro si fanno sempre incontri interessanti e si rivedono colleghi e amici che magari da tempo non si vedono. Il Vinitaly è sicuramente stancante ma è anche la più grande occasione di ritrovarsi con gli operatori del settore.
Dai 25 anni delle Donne del Vino, ai tanti incontri lungo i padiglioni. Tanta gente, e, per essere di domenica, tanta gente interessata a detta dei produttori. Ma il Vinitaly si giudica il lunedì, vedremo. Intanto apprezzabile l’evento pizza con l’insolita chiusura con il tango, tutto questo la sera al Palazzo della Gran Guardia. U giorno allegro finito con una brutta notizia: è morto Franco Biondi Santi, un uomo che per immagine, anima, pensiero ha rappresentato per quasi un secolo l’Italia migliore del vino. L’avevamo incontrato a gennaio a Siena, in una fredda giornata, dritto come un fuso. Un bel sorriso , una stretta di mano, la mano di un gran signore.