Un’aria di festa per l’arrivo della stella michelin e una cucina indubbiamente piena di spunti, colori e stimoli. Insomma c’è professionalità ed allegria, sia nella sala gestita da Fabrizio Picano, Diana Iacozzilli, Giulio Bruni e Flaminia Francia, sia in cucina dove accanto a Giulio Terrinoni troviamo il sous chef Valerio Romani coadiuvato da Tommaso Whitby, Mirko Galloni, Manuel Tersigni. A pranzo funziona bene la formula dei “tappi”, piccoli assaggi per non appesantirsi troppo, ma ben studiati e tutt’altro che banali, anche se la nostra impressione è che si privilegi un gusto ricco, succulento, a volte ridondante, ma è anche questione di stili di cucina. Le cose migliori? di sicuro l’ostrica e poi la semplice ma gustosa trippa di rana pescatrice. Un plauso alla sala che ci accoglie con un poco conosciuto ma ottimo champagne e dimostra anche nei distillati sapiente cultura.
Giulio Terrinoni
Si è fatto conoscere, e bene, all’Acquolina, ma la vera carta Giulio Terrinoni se la gioca con questo Per Me molto più ambizioso, per location, per arredo, per una cucina (che accoglie all’ingresso) completamente a vista, per un menù che denota voglia di lasciare il segno. Non ha alle spalle grandissime esperienze, ma ha supplito con doppia passione e partecipazione ad eventi ed iniziative che sicuramente l’hanno maturato. Il tutto si traduce in una cucina che spazia dal mare alla terra, ad ampio spettro, con ricette più evolute di quelle che ricordavamo del precedente locale. Ed il risultato si fa apprezzare di sicuro: ottimo il pane, buona in genere l’attenzione ai dettagli (gli stuzzichini iniziali, la bellezza dei contenitori, la piccola pasticceria), e di livello anche il risultato medio con qualche caduta (l’estetica vira troppo sul rosso, il retrogusto sulle sfumature dolci, i condimenti e le salse sono un pò invasive, l’ingrediente di riferimento è a volte sottotono). Ma il tutto scorre in modo piacevole, con un buon ritmo, un ottimo servizio, con la sensazione che con piccoli aggiustamenti la cucina potrebbe fare un bello scatto in avanti. Con Giulio è in cucina Valerio Romani, mentre la sala è affidata a Flaminia Francia e Fabrizio Picano con Giulio Bruni sommelier.
Congresso JRE: la prima serata è quella che preferiamo, informale e allegra come si conviene tra giovani professionisti. Allietati dalla musica e dai vini, si assaggiano alcuni stuzzichini preparati da Paolo Trippini, nuovo ingresso nei JRE e da Grazia e Maurizio Rossi dell’Osteria della Villetta di Palazzolo, 4 generazioni di osti e la quinta (Jacopo) è in arrivo! che ci deliziano con delle ottime polpette e uno stracchino da ricordare. Grazie d’obbligo alla padrona di casa, Cristina Ziliani, che ha accolto con grande ospitalità la comitiva (compreso Ganache che ha debuttato con una pipì al centro del salotto!) e grazie a Cristina Parizzi al solito infaticabile organizzatrice.
L’area gourmet di Cooking for Art ha visto grandi chef stellati, esponenti dei JRE, chef che operavano nella Cucina Creativa e altri alla Cucina Tradizionale, il tutto affiancato da un corner dedicato alla pizza, una zona per la pasticceria e una per il gelato. Un vero e proprio giardino di cristallo dove si potevano gustare prelibatezze e conoscere segreti degli chef. Ecco una breve selezione di foto.
Il quartiere è distinto ma un pò periferico. Bisogna arrivarci e trovare parcheggio alla Collina Fleming, ma poi dentro una brigata giovane e piacevole è al servizio.
Congresso in Liguria per i JRE, e a cucinare sono proprio i liguri, Luca Collami di Baldin, Paolo Masieri di Paolo e Barbara e Andrea Sarri di Agrodolce. Tra le tante associazioni di cuochi è forse quella che funziona meglio, e lo dimostra pure il pubblico e l’attenzione con la quale i JRE sono in genere sempre seguiti.