Tre donne, Dominga, Enrica, Marta, tre C come Cotarella e tante altre parole, come ad esempio coraggio, creatività, costanza, culo (perchè no?) che vanno a passo di carica (altra C). Siamo alla Cantina Falesco prima, e poi al Museo del Vino di Castigliane in Teverina, per gli auguri di Natale, ma anche per la presentazione di un progetto. C’è un cambio di generazioni tra la prima e la seconda dei Cotarella, un ideale passaggio di consegne tra Riccardo e Renzo e le loro tre figlie, la dichiarazione di un impegno di quest’ultime a rilanciare in grande. Tutto sommato Riccardo e Renzo hanno scritto la storia del mondo del vino italiano pensando più all’esterno che dentro casa loro. Ora le figlie ripartono da Falesco per allargarne i confini, dividerne gli stili creando all’interno una superiore denominazione: Famiglia Cotarella dove ci mettono nome e faccia. E non solo, c’è anche il progetto di una nuova scuola di formazione (Intreccci con tre C) e tante cose ancora. Insomma una vera rivoluzione in famiglia e per annunciarla hanno fatto le cose in grande richiamando a Castiglione un bel numero di persone con un bel menù e tanti importanti vini, della loro collezione ma non solo. Che dire? ben vengano nuove generazioni con questa voglia di crescere lavorare ed investire, ci sembra purtroppo raro in Italia.
Giuseppe di Martino
E? sempre un bel momento conviviale quello della cena dell 3 forchette che non manchiamo mai (o quasi). Sia per rispetto ai colleghi del Gambero Rosso, sia perchè la formula è azzeccata: non un’interminabile cena di gala, ma il divertimento di girare tra la decina di postazioni affacciate sulla grande sala per scegliersi i piatti evitando le code. Visto i nomi dei presenti è poi difficile sbagliare, ricordiamo almeno, tra i piatti assaggiati, il gran pane di Valeria di Caino, l’ostrica di Taverna Estia e l’ottima pasta e ceci di Pascucci.
Un pò cotto, dopo la tre giorni di Rieti, ma non potevo mancare ad un evento che ho sempre seguito dall’inizio, da più di nove anni! Ed eccoci così all’Hotel Regina Baglioni, per presentare il bel libro di Tania e Luciana, due giovani giornaliste sveglie e sempre presenti. Stefano ci ha allietato con i suoi trapizzini e tutti eravamo sulla stessa linea: la pizza più che “gourmet” deve essere “buona”. Poi Mattia Spadone, tra i più bravi giovani chef,ma anche tra i più modesti e riservati, ha fatto la sua idea di parmigiana trasparente, che è piaciuta molto.
Abbiamo vissuto delle belle emozioni l’altra sera, grazie a 6 chef di grande cuore e nobiltà (ma con loro ce n’erano tantissimi ad aiutare), grazie a Noidisala che ha coordinato il servizio di oltre 80 ragazzi dell’Istituto e dei sommelier, ma grazie soprattutto ai 220 ospiti che non solo hanno versato il contributo richiesto, ma sono arrivati puntuali alle 20 e alla fine quasi non andavano più via nonostante il disagio per i più di dover fare anche molti chilometri per il rientro. Una bella serata perchè sentita da tutti, non solo per l’eccezionalità di aver nomi così famosi tutti insieme, ma anche per l’immediato riscontro con l’ambiente: siamo vicini all’epicentro del terremoto e, se anche ormai i riflettori, come ci ha ricordato il ministro Alfano, hanno abbassato le luci, chi viene qui sente da vicino e sulla pelle il dolore di chi ha sofferto e il sacrificio di chi ha dato. Ci portiamo un bel ricordo di questa serata che ci ricorda di non abbassare le luci e mantenere viva l’attenzione verso chi purtroppo soffre ancora.
A tavola con i JRE presso il Pastificio dei Campi: è per noi la seconda volta, una conferma della validità dell’evento, e della curiosità che trasmette. E’ interessante vedere uno chef collaudato sui primi come Beppe Guida, che riesce comunque ad esprimersi ogni volta con una diecina di ricette originali (da applauso le trofiette in zuppa di origano e pomodoro). Ed è ancora più interessante vedere chef giovani d’oltralpe alle prese con le nostre paste. Questa volta era il turno di Thorsten Probost, del Burg Vital Resort a cinque stelle in Oberlech am Arlberg (in Austria ma al confine con la Germania). Uno chef che ama la natura, e che ci ha portato una carrellata di foglie raccolte nei suoi boschi dandoci comunque due ricette piene di sentori particolari. Serata completata dalla magistrale convivialità del padrone di casa, Giuseppe Di Martino, e dal fantastico bagno di champagne.
Ieri prima giornata di gara. Molto bello ci è sembrato il piatto di pesce della Norvegia, nazione gran favorita, meno il suo vassoio. Ma belle cose le hanno mostrate anche alcune nazioni “minori” di questo Concorso, come ad esempio l’Islanda e l’Estonia. Insomma il livello medio aumenta e con queato anche i pericoli per il piazzamento italiano in gara. Vedremo domani cosa succederà, le prime undici nazioni (su venti) passeranno il turno. Metterei la firma sull’undicesimo posto.
Piazzetta Milù, ora c’è Salomone
Si erano sfidati ad Emergente Sud, si sono alternati qui a Piazzetta Milù: Cristoforo Trapani, andato via (ora lavora a Forte dei Marmi); Luigi Salomone arrivato a sostituirlo e ora già bene ambientato. La novità non è solo lo chef, ma anche la ristrutturazione della cucina che rimane a vista, ma offre spazi più efficienti ed ampi. La griglia storica fa bella mostra come un cimelio, la cucina a vista sfoggia ragazzi giovani ed ordinati e nuove apparecchiature. Luigi Salomone dopo una lunga e proficua esperienza con Paolo Barrale, è in prima linea e dobbiamo dire che fa un’ottima figura. Ha tecnica e sensibilità, spazia su una larga varietà di ingredienti, e le ricette arrivano sul tavolo invitanti e già abbastanza equilibrate. Per la sua età è sicuramente molto avanti. Ci sono piaciuti in genere gli sfizi iniziali, gli antipasti e i secondi. Buoni anche i primi, ma con un eccesso di intensità nei sapori e poi diciamocelo, perchè tanto burro e tanta pasta fresca? …. e pensare che eravamo con Giuseppe Di Martino! Altra area di crescita è sicuramente la chiusura della cena: i due dessert erano buoni, ma di livello inferiore a quanto provato prima. Un plauso comunque a Luigi ed anche, anzi in primis, alla famiglia che ha saputo reagire molto bene all’addio di Cristoforo e ha portato avanti con coraggio e determinazione il progetto originario.
Mi sono emozionato a salire sul palco con il teatro completamente pieno, con i ragazzi dell’Istituto che compatti applaudivano affacciati dal loggione in alto, con le luci di fronte. Molti avevano vissuto i due giorni di gara, tutti avvertivano la tensione del momento. Ed alla fine è stato bello vedere la gioia del vincitore, ma anche la soddisfazione di tutti i concorrenti di aver partecipato ad un evento difficile, che comunque lascia qualcosa nella loro vita professionale. Ed io ringrazio le tante persone che hanno permesso che questo avvenisse e ringrazio Alba per il riscontro e per la straordianria sede che ci ha offerto. E infine grazie a Stefania Spadoni di Langhe Roero per le belle foto che ho utiizzato in copertina.