Con un gruppetto di amici, che ringraziamo per l’invito, eccoci a sorpresa da Zia per trovare e assaggiare con piacere il nuovo menù. E’ intimo e minimale la saletta e l’arredo per far risaltare meglio i piatti dello chef, il giovane Antonio Ziantoni, è sempre fine e sorridente la compagna Ida in sala. Le foto che riportiamo sono poche, un incidente le ha falcidiate, ma i piatti assaggiati, essendo in 6 coprivano praticamente tutto il menù. Curiosamente mancano le cose migliori, che da sole giustificano la visita: l’Animella farcita con il pomodoro secco, servita con erbe spontanee( foglie di senape) e crema ai tre latti( vaccino, caprino, ovino) e il Risotto mantecato con mozzarella di bufala, polvere di limone e genziana. Notevole l’inizio con una serie di stuzzichini di ottima tecnica, meglio i tortelli dei cappellacci un pò coperti dall’intingolo. Difetto questo che riappare nella buona linea di secondi dove l’anatra si fa preferire per equilibrio complessivo e ottimo abbinamento con la zucca (e che zucca!). Grande è lo sforzo fatto in direzione della pasticceria dove Christian Marasca ha approntato una linea per l’asporto. Ed in effetti i dessert sono golosi e buoni, ma qui al ristorante li vorremmo più costruiti e finalizzati come dessert al piatto.
Ida Proietti
Le ricette di Pasqua dei nostri chef: “Agnello e senape” di Antonio Ziantoni, patron chef di Zia a Roma
Zia a Roma. Un locale giovane, nuovo, ma assai diverso dai tanti che sono in questa parte così attraente di Roma che si chiama Trastevere. Una cucina che parte dal territorio, ma che non si ferma agli stereotipi, ma invece propone ricette attraenti e gustose, senza scivolare nel manierismo accademico. Un’esperienza piacevole anche per la bella presenza in sala di Ida Proietti, compagna di vita e lavoro di Antonio Ziantoni. Anche Ad Antonio abbiamo chiesto un suo pensiero sulla situazione attuale: “Sto soffrendo a non lavorare, ma sono ottimista, riprenderò come prima ancora più concentrato alla ricerca dei tanti piccoli prodotti del territorio che in un piatto fanno la differenza e che spero di riuscire a valorizzare nel modo migliore”.
Ingredienti per 4 persone
2 kg sella d’agnello
3 cl olio
40 g burro
Per la senape in grani
100 g senape in grani
30 g aceto
400 cl acqua
30 g zucchero
Per la panatura
2 uova
200g farina
Sale q.b.
Pepe q.b.
400g pane grattugiato
Aggiunta finale, se a disposizione
Senape al miele
Foglie di senape
Procedimento
1. Per la senape unire tutti gli ingredienti (senape in grani, aceto, acqua, zucchero) in una casseruola e far cuocere per 1 ora. A cottura terminata, lasciar raffreddare e mettere in frigorifero.
2. Panare la sella con farina, uovo e infine pane grattugiato.
3. Per la cottura, salare, pepare, mettere l’olio in una padella e far rosolare ambo le parti della sella. Quando è dorata, aggiungere il burro e ultimare la cottura in forno a 170 gradi per circa 6 minuti.
4. Servire con la senape realizzata precedentemente, della senape al miele e, se si hanno, delle foglie di senape fresche.
Per chi desiderasse realizzare il jus d’agnello
Ingredienti
1 kg di carcasse d’agnello
2 carote
1 costa di sedano
1 testa d’aglio
10 g Anice stellato
5 g finocchietto
2 foglie alloro
1 rametto timo
20 g di Aceto di vino bianco
5 g di pepe in grani
Procedimento
1. Pulire bene la sella d’agnello. Con le ossa e gli scarti, preparare il jus d’agnello. Far tostare bene le carcasse in una casseruola, aggiungere le verdure, le spezie e le erbe. Sfumare con acqua e aceto fino a copertura, far sobbollire per 5 ore.
2. Filtrare il tutto e far ridurre fino a ottenere una salsa densa.
3. Versare il jus di agnello prima di impiattare.
Una bellissima edizione in crescendo, grazie anche alla nuova location sul prato del lago di Tor di Quinto. Si è concluso VInoforum 2019: tanti vini, degustazioni, brindisi e anche tanti chef che abbiamo qui portato. Complimenti ad Emilaino De Venuti, cuore e braccio di Vinoforum, e ai suoi tanti collaboratori tra i quali Chiara bravissima nel coordinare ben 31 cuochi. Il vino è finito, e lascia spazio alla birra.
Dopo tantissime nonne, molte madri, ecco apparire le zie. A loro è dedicato questo piacevolissimo locale vicino a piazza San Cosimato a Trastevere ed il merito va ad una coppia deliziosa: Lei più riservata accoglie con garbo in sala, lui è decisamente più estroverso ma normalmente non si vede essendo il cuoco, per giunta la cucina è al piano di sotto. Atmosfera studiata, illuminazione corretta, il sonoro un pò di meno, ma in genere la clientela è del genere mano nella mano, quindi si rimane sul tranquillo (noi siamo stati meno fortunati). Lei porge il menù con un’eleganza sussurrata, Lui si esprime con piatti di tutt’altro impatto. Anni passati in giro per posti improtanti e per ultimo quelli con Anthony Genovese, dal quale ha appreso che la cucina si affronta con preparazione sofferta, con una varietà importante di ingredienti, una visione ampia di equilibri e contaminazioni. Insomma un cammino non proprio semplice, più verso il barocco che il minimalismo. Cucine che richiedono mani esperte e dobbiamo dire che Antonio ce la mette tutta e i risultati si vedono perchè il menù scorre sul tavolo dando segnali di eleganza e capacità. Buone e tecnica la parte iniziale, corretti gli antipasti con le animelle in evidenza, poi sempre in evidenza la buona anatra e i dessert del bravo pasticciere Cristian Marasca. Le perplesstà maggiori nascono dai due primi, sballati secondo noi per vari motivi: due paste ripiene, due paste confuse dove si fa fatica a discenrere il riipieno. Sono aperti da poco più di due mesi e quindi non vorremmo sembrare severi, anzi c’è solo da applaudire il coraggio, l’indubbia capacità evidenziata e aggiungiamo, la simpatia di questa coppia così ben assortita dove uno sembra veramente integrare l’altro.