Un plauso alla famiglia dei titolari, i Mosele, che si impegna attraverso generazioni e rami collegati (anche Alessio Longhini lo chef appartiene al ceppo), e un plauso allo chef che, rispetto a un paio di anni fa, è indubbiamente cresciuto, non solo come età ma anche come valenza culinaria. La Stube riflette le maggiori ambizioni con una illuminazione mirata, con un servizio brillante. Il menù segue non proprio fedelemnte il territorio, e spesso prende la deriva con mano comunque sicura, i piatti sono a lungo studiati e risultano in genere ben assemblati (bello il giardino di verdure, anche se manca di profumi). I due piatti migliori sono due primi: i formidabili spaghettoni con lo sgombro e gli eleganti gnocchetti di baccalà (messi tra i primi, ma non lo sono). Meno validi degli inconsistenti gnocchi di rape rosse, e un piccione un pò troppo manierato e coperto dalle salse, mentre la cena si conclude bene con un ottimo finale dolce.
Igor Tessari
Non ci piace il nome, uguale a quello di un altro famoso ristorante alpino, ma per il resto si fa apprezzare questo piccolo ristorantino gourmet di Asiago dove due giovani, uno in sala e l’altro in cucina, cercano e riescono ad offrire un percorso culinario sensato e non omologato. E non è vita facile quella del giovane Alessio Longhini che deve star dietro alla ristorazione di tutto l’albergo che offre anche l’alternativa tradizionale, la terrazza sulla piazza e l’osteria nella cantinetta. Il piatto migliore? un coraggioso piccione (non venuto nella foto) su letto di quinoa, e i dessert finali; meno brillanti invece i piatti di apertura e i primi.