Ieri le due finali, del Centro e del Sud, con una prestazione molto allineata ed equilibrata dei vari concorrenti in gara. Ognuno doveva fare un menù partendo dagli ingredienti base con assaggi per ben 40 persone, impresa non facile in 4 ore di tempo. Per giunta il piatto di carne non era noto, ma gli ingredienti sono stati dati ai vari concorrenti alle 9 del mattino in una misterybox.
Luciano Monosilio
4 di Roma e uno del Lazio, in 5 si contendono l’ultimo posto in finale. Ma la gara si rivella più combattuta del previsto con un piccolo scarto e allora la giuria decide di mandare due chef in finale: Mattia Lattanzio del Pipero e Marco Mattana di Epiro. Ambedue hanno presentato 4 interessanti ricette, vedremo domani!
E’ indubbio che Pipero fa la differenza, dalla qualità dell’accoglienza, alla pulizia dei coperti, dallo scorrere felice degli stuzzichini iniziali, alla cura del servizio e ai tanti dettagli, che rendono il pranzo piacevole e sereno. Brilla al centro del percorso la sua mitica carbonara, e poco importa secondo noi se si usano spaghetti o rigatoni quando il risultato è questo. Siamo qui però non per la carbonara, ma per il vino. Anch’esso assolutamente piacevole, corposo e ben equilibrato: parliamo del Cabreo Nino, presentato con la sua antica classe da Ambrogio Folonari e poi ben descritto dal figlio Giovanni, come dire che le belle maniere ieri a pranzo hanno avuto la meglio. Usciti fuori siamo ripiombati nella sciatteria di una città che purtroppo sembra averle smarrite.
Intensa la giornata finale con tanti bei nomi. Gli chef stranieri innanzi tutto, ma anche la pizza con Pepe, Bonci, Salvo e Sorbillo, e la sala degli emergenti ormai famosi con Diego Rigotti e Giuseppe Iannotti, e intorno tanti altri personaggi ancora ad arricchire il ricco panorama dell’evento. Si vedono belle ricette (Diego e Giuseppe) ci si diverte con i barattoli dei Caputo, ed è subito sera! Arrivederci al 2015.
Tema della serata: la parmigiana. A coniugare il tema una serie di giovani chef dei migliori locali del territorio salernitano. Una serata movimentata, con inserimenti d’autore (la pasta di Torrente e il risotto dei fratelli Costardi), poche le bottiglie a disposizione, ma tanta allegria nel bel resort che ci ha ospitato.
Torniamo dopo pochi mesi da Pipero al Rex. Lui è sulla cresta dell’onda, popolare per le sue battute, autoironico, efficace nei dibattiti, ermetico nell’estemporaneità. Un vero professionista della sala che, si sa, è piuttosto avara di personaggi. E di sicuro lui detta anche la linea di cucina, per altro sempre affidata al volenteroso giovane e bravo Luciano Monosilio. E’ una cucina che osa senza strafare (bene!), che a volte copia qualcosa (ma chi non lo fa?), ma che offre anche spunti originali e intriganti.
Tutti inneggiano allo chef, ma Alessandro Pipero sta qui a ricordarci come in un ristorante la figura di riferimento può tranquillamente essere in sala. Appartiene alla serie (non lunghissima purtroppo) di personaggi come Sirio Maccione, Lorenzo Viani, che ricevono e incantano la clientela che alla fine non si accorge nemmeno di chi sta in cucina.