Sappiamo cosa fare fino al 24 luglio: scopriremo ogni settimana una robusta dose di pizzerie selezionate da un nutrito e competente manipolo di recensori (anonimi e insospettabili) sparsi lungo la penisola. Una robusta anteprima ci è stata fornita ieri sera al Baglioni, ma il vertice sarà per l’appunto centenillato fino al gran finale. Se i recensori sono occulti conosciamo benissimo team di guida, e, confessiamolo, abbiamo un debole per loro. Sono come fratelli e sono bravissimi, quindi il prodotto non potrà che essere più che buono. Poi è chiaro, sempre una guida è, e nessuno è infallibile, ma di sicuro sarebbe difficile fare di meglio.
Luciano Pignataro
La conduzione di Emergente Sala non ci ha permesso di seguire con attenzione il Congresso LSDM. Ma qualche breve scappata a vedere almeno qualche intervento l’abbiamo fatta e ci ha confermato l’interesse e l’attenzione con la quale le esibizioni degli chef sono state seguite. D’altronde Albert e Barbara hanno saputo portare qui il fior fiore da tutto il mondo e quando dico “qui” si intende Paestum che non è certo Milano o Roma. Quindi doppia lode a loro. Altri ricordi: la pioggia, che ha movimentato non poco e fatto cambiare alcuni programmi, e finiamo con due ottimi assaggi tratti dalla cena di chiusura: la gran carne di Bifulco, e la pasta e patate di Beppe Guida. Arrivederci a LSDM 2019.
Al mattino gli 8 finalisti cominciano presto la giornata: prima il sorteggio di abbinamento ai vari temi obbligati legati agli sponsor di Emergente Sala e di ordine di esibizione, poi per tutti la prova di individuare gli errori in una carta dei vini artefatta ad arte. Alle 10,30 tutti in sala di fronte alla giuria e al pubblico per rispondere alle domande, partendo dal tema obbligato legato agli sponsor. Una gara movimentata dove i finalisti mettono in luce la loro preparazione e disponibilità. Si dimostrano abili e capaci, anche di rispondere a domande non facili. Finiamo alle 13, e siamo quindi pronti alla prova più importante: il servizio al tavolo.
Città della Pizza, il Convegno
L’importanza della pizza ci sembra ormai un valore acquisito, eppure fino a qualche anno fa la pizza non era considerata tale da nessuno, a cominciare dai pizzaioli stessi che (salvo eccezioni) poco ci credevano e speravano solo che i propri figli prendessero altre strade. Oggi per fortuna non è più così e se le cose sono cambiate si deve a tanti, a cominciare dai pizzaioli che ci hanno creduto e che hanno contributo a fare la svolta, e al pubblico che ha risposto con altrettanto slancio. Anche noi giornalisti abbiamo al riguardo dei meriti e a questo convegno che ha inaugurato l’evento della Città della Pizza erano presenti forse quelli più storici e rappresentativi.
Un evento sui vini Campani, che cerca di sposare le tante eccellenze della regione. Finger food di Rosanna Marziale, abbinamento con il Consorzio della Mozzarella di Bufala e soprattutto presentazione alla Reggia di Caserta. Cultura d’arte e cultura di vino che vanno insieme, è sicuramente un bel segnale. Siamo stati appunto alla presentazione dell’evento alla Reggia di Caserta, mentre sabato e domenica la manifestazione, gli assaggi e le degustazioni si trasferiranno nella più funzionale sede di Palazzo Caracciolo alla Carbonara di Napoli. E’ una manifestazione giovanissima, che però sembra già avere lo slancio e il consenso degli eventi consolidati.
Si è svolto l’altro ieri il gran galà dei Pizzaiuoli napoletani nel bel Palazzo della Piscina alla Mostra d’Oltremare alla presenza di numerosi imrenditori del settore, personalità politiche, associazioni. Un momento significativo per celebrare il significativo traguardo d’essere diventati Patrimonio dell’Unesco, ma anche porsi la domanda: e adesso cosa dobbiamo fare? La risposta è univoca: aumentare il livello qualitativo, grazie alla formazione e alla cultura, essere coesi, promuovere tutti insieme quello che ormai risulta essere un vero proprio stile di vita alimentare peculiare.
Oggi 17 gennaio, giorno di Sant’Antonio, protettore dell’agricoltura, degli animali e dunque della cucina, la celebrazione continua con la giornata mondiale dedicata appunto al pizzaiuolo e alla sua arte. Nel nostro piccolo coincide anche con il compleanno e a maggior ragione ci uniamo alla festa! W il 17 gennaio!
Parte all’inizio dell’anno il primo contest del Primo Piatto organizzato da Barbara e Albert sotto l’egida del Pastificio dei Campi. Un vero successo per il numero di ricette arrivate via web e per la qualità di quanto proposto. Il Tema portante era la pasta con i legumi, uno degli abbinamenti più ricorrenti nella dieta mediterranea per salubrità e tradizione . I migliori 4, scelti a tavolino in base alle ricette inviate, sono stati invitati a Gragnano nella sede del Pastificio per sfidarsi in diretta e non più virtualmente con la loro ricetta: il giovanissimo Stefano Di Giosia, italiano ma lavora all’Era Ora di Copenhagen, Domenico Stile chef executive del “Villa Letizia” a Roma, uno straordinario resort metropolitano ubicato in una Villa Liberty di proprietà della stilista Anna Fendi Venturini. Sono stati tutti e 4 bravi, ma le due donne si sono imposte, Faby Scarica del Villa Chiara Orto e Cucina, con una delicata spuma di ceci contrastata dai ceci grigliati in miniburger al fumo di rosmarino dove le tofette erano esaltate dai ricci di mare e controbilanciate dal tamarindo. Alba Esteve Ruiz del ristorante Marzapane di Roma ha risposto con un rinascimentale piatto di eliche dadolata di agnello, lupini in tre modalità differenti e il profumo di cannella, ricetta anche più tecnica ma meno centrata di quella di Faby sul tema proposto. Alla fine la giuria ha deciso l’ex-aequo perché entrambe hanno saputo interpretare al meglio il tema della seconda edizione del contest, “The Benevolent Bean“, teso a valorizzare i benefici, la biodiversità e le tradizioni legate appunto al mondo dei legumi. L’evento si é chiuso con il solito gran finale con altre ricette create al momento e tante, tante ottime bollicine. Anfitrione ineguagliabile Giuseppe Di Martino, sorpresa in chiusura con la “Pasta della staffa” ovvero l’originale cacio e pepe sul tovagliolo di Albert che non ci aspettavamo.
Faby Scarica, la giovanissima chef patronne di questa bella struttura, ci ha sorpreso in positivo. Ha l’allegria e la freschezza della giovane età, ma procede con la misura e una visione d’insieme che indica coscienza e maturità. Investe con giudizio in una struttura che ha un grandissimo potenziale (orto, animali, il parco, le camere, i laboratori di cucine ecc..) ma giustamente fa un passo alla volta. E in cucina sta crescendo lungo il percorso più naturale che il contesto suggerisce: largo utilizzo delle materie prime proprie e del circondario, e ricette sensate che la tradizione ispira, ma che vengono riproposte con piccoli e misurati tocchi d’autore, senza esagerare nei rischi e nelle astrusità improvvisate. Una visione strategica che condividiamo al cento per cento e che si traduce in un pranzo piacevolissimo (anche per la compagnia degli amici Luciano ed Albert) nella fresca ombra del pergolato tra cani che gironzolano tranquilli, famigliole e bambini che vivono una corretta convivialità. Venendo ai piatti sono tante le note positive, da citare il gran lavoro fatto sul pane, l’attenzione ai dessert finali belli e delicati, i primi in evidenza dai talli agli eleganti spaghetti al basilico. Manca ancora quel pizzico di furbizia, quel tocco finale che a volte fa la differenza e trasforma un buon piatto in uno eccellente. Però bisogna considerare la giovane età e quindi ampli sono ancora gli spazi per crescere, e inoltre ci sembra che andar avanti con moderazione e giudizio sia una delel grandi doti di Faby che, se continua così, andrà di sicuro lontano….dove? Per ora sembra Roma la sua prima tappa, al Settembrini, e da romani siamo contenti.
Non deve essere stato semplice e non li invidiamo, ma alla fine ce l’hanno fatta e sono stati bravissimi. Lode a Luciano Pignataro, Barbara Guerra e Albert Sapere per il grande sforzo compiuto (ottimamente supportato da Forma Mentis), che hanno presentato l’altra sera a Castel dell’Ovo una specie di summa sullo stato della pizza in Italia e nel mondo. Poi come tutte le classifiche ognuno ha in testa la sua, ma è forse la prima volta che un lavoro così ad ampio spettro sia stato realizzato in modo omogeneo. e questo testimonia il successo e l’alto gradimento della pizza che veramente non conosce ormai i confini. Il nostro giudizio, anche entrando nei meriti, è positivo e la classifica largamente condivisibile. Con poche annotazioni critiche: forse un pò troppo “campanocentrica”, ma la storia da una parte, e il team di guida dall’altra parlano con Napoli nel cuore, e quindi ci sta. Altra osservazione, da romani, è forse la sottovalutazione di Gabriele Bonci che, pur non essendo un pizzaiolo puro, ha dato a questo mondo un contributo inferiore forse al solo Gino Sorbillo, e che a nostro giudizio meritava e merita di più. Ultima annotazione è per Menchetti. Per noi in assoluto la pizza migliore del mondo in rapporto alla quantità di pizza sfornata. Occupa la 51sima posizione e per un pelo non rientra nei primi cinquanta. Dopo tanti premi speciali assegnati, si meritava almeno quello della Sfiga.
Loggia P2: in effetti siamo in una Loggia con la P2, ma non siamo preoccupati. P2 significa Plenitude 2, e la Loggia è quella bellissima dei Cavalieri di Rodi prospiciente i Fori. Uno champagne eccelso e senza tempo, il 2 sta per 20, cioè gli anni di permanenza sui lieviti (normalmente il Dom Perignon ne fa 10) e il 3 almeno 30 anni. Forse per questo si vuole specchiare nei Fori Imperiali che da due millenni si fanno ammirare. Una gran serata davvero, tra l’incanto del panorama e quello che era versato nei bicchieri. Una plenitude perfetta e completa. Ultima nota, non si è scelto per l’occasione uno chef iperstellato, ma la semplice e gustosa cucina romana dei Roscioli, coordianti perfettamente dall’esperto Valerio Capriotti.