E come ogni anno, da 25, rieccoci a Merano, per il Wine Festival, ma anche per la guida Vinibuoni d’Italia che come consuetudine viene presentata nel Teatro Puccini. Grande festa per tutte le corone, indovinati i vari premi, e una bella chiusura con la degustazione di ben 700 vini!
Luciano Pignataro
130 pizzaioli in gara, molti dei quali anche di fuori Italia, con alcuni nomi famosi (di quelli che raramente ormai si mettono in gara). Insomma un bel numero, ulteriore conferma del successo ormai mondiale della pizza e delle sue giuste aspirazioni a diventare patrimonio universale dell’Unesco. Ed infatti nel bel chiostro di Palazzo Caracciolo c’era anche il Sindaco De Magistris, mentre noi romani siamo sempre in attesa che anche la Raggi capisca l’importanza di una pizza, o magari della carbonara, visto che siamo a Roma. Anfitrione l’amico Luciano Pignataro e tante pizze buone poi da assaggiare a fine evento.
Indubbiamente un successo LSDM, perchè non sarebbe stato facile ottenerlo nemmeno in una grande città, e a maggior ragione in una località bella, ma non comodissima come Paestum. Abbiamo iniziato con le loro foto, di Barbara e Albert, i due organizzatori, ma indubbiamente grande è stato l’apporto di Luciano Pignataro con la forza della sua comunicazione. Un altro indubbio vincitore è Peppino Pagano, imprenditore e titolare dell’Azienda San Salvatore e dell’Hotel Savoy che ha rischiato appoggiando l’evento, e che penso stia cominciando a raccoglierne i frutti. E poi una carrellata dei tanti sponsor, molti ben noti, tutti di livello.
Bell’idea fare l’anteprima di LSDM al Museo archeologico di Paestum. Cibo e cultura marciamo sempre più insieme, l’hanno ricordato tutti (anche le Istituzioni) al recente Vinitaly, ce lo conferma Paestum, dove il Museo Archeologico apre le porte alla mozzarella e al mondo del food e del wine di qualità. Una bella anteprima per i due giorni della grande kermesse gastronomica di Albert e Barbara.
Non poteva presentarsi in modo migliore Andrea Napolitano, non tanto dal punto di vista gastronomico, (è appena arrivato in questo bel Palazzo Marziale e diamogli quindi il tempo per ambientarsi e proporci la sua linea di cucina), quanto per il suo spirito etico. Ha organizzato, in pieno accordo con la proprietà (Paola Savarese) e con l’amico Fabrizio Tesse (ristorante stellato di Orta), una cena a favore dell’Unicef con un menù di basso scarto e basso costo, e con ricavato a favore appunto dell’Unicef e inoltre una vendita di “pigotte”: ogni pigotta permette l’acquisto di un kit di lunga sopravvivenza proteica per i bambini che soffrono la fame nel mondo.Nei suoi piani è anche non solo “donare”, ma anche “formare”, cioè andar giù in Africa a far lezioni di cucina alle giovani donne.
Pizza, a che punto siamo? Dopo cinque anni di cavalcata mediatica, la pizza ha scalato ogni classifica mediatica e dal retrobottega dov’era relegata, ora ha un posto stabile nell’olimpo della comunicazione. Merito dell’orgoglio ritrovato dei pizzaioli, di noi giornalisti che ce ne siamo innamorati, del pubblico sempre più convinto che per 6-9 euro forse non si trova niente di meglio in giro. Di tutto questo si è parlato nei due giorni di convegno per concludere grosso modo, anche se con diverse sfaccettature, che ci vogliono ingredienti giusti, passione e formazione da parte dei pizzaioli e che quella del forno a legna è una battaglia bella, ma probabilmente destinata a perdersi. Il tutto organizzato benissimo, ma senza un assaggio di pizza (sic!), da Barbara ed Albert.
Arriviamo a Napoli per unirci all’evento sulla pizza di Formamentis. L’impatto con il Palazzo Caracciolo, che non conoscevamo, è notevole. La struttura si impone con l’ampiezza del disegno architettonico, la nobiltà degli spazi, la bellezza dei due chiostri ben protetti da due belle tensostrutture. Altrettanto non si può dire della ristorazione, che fa povera figura in un ambiente improbabile da bistrò datato e con uno stile anch’esso superato (….veli di parma con perle di cantalupo…). Ma la buona compagnia tiene su la serata.
Cetara è un piccolo borgo sul mare, di serena bellezza specie quando in inverno si incontra una giornata bella come quella che abbiamo trovato. Non solo colatura ma anche una cucina vivace di mare grazie ai ben 4 noti ristoranti che animano il paese e che richiamano qui una vasta clientela che giunge anche da lontano. Un’occasione per fare un giro delle varie trattorie con gli amici campani.
E, come è ormai una tradizione, si festeggia il piatto dell’anno della Guida de L’Espresso, al palagio del FourSeasons di Firenze grazie all’invito di Pommery, la ben nota maison che ci abbina il meglio della sua “collezione”. Si pasteggia con magnum di Cuvèe Louise 2000 (e già saremmo stati contenti), ma sul piatto dell’anno arriva l’ancora più eslcusivo Clos de Pompadour 2002. Ringraziamo e ci godiamo gli ottimi spaghetti con aglio e peperoncino, calamaretti croccanti e caviale dei fratelli Cerea una volta tanto insieme per l’occasione. Un pò debole abbiamo trovato il piatto di apertura, le verdure ripiene, mentre ottimo il dessert del bravo pasticciere del Palagio.
Mancava solo un pò di venticello romano serale, ma quest’estate sembra avara al riguardo. Per il resto una serata quasi perfetta, che ha visto 4 annate di Dom Perignon accompagnare i piatti di Francesco Apreda, e così dall’Oenoteque (le vecchie annate di DP) alla Plenitude (le annate più recenti; in genere comunque anno almeno quasi una diecina di anni) abbiamo visto, assaggiato e goduto la pienezza di queste interpretazioni dello champagne, presentate direttamente dal creatore, Richard Geoffroy chef de cave. 4 annate, 4 bottiglie che è un piacere assaggiare, dove è difficile dire quella più buona. La nostra preferenza va al 1995, al massimo della sua pienezza, ma come non riconoscere la grandezza del 2003, vista la difficile annata? E un buon champagne si dimostra ideale anche negli abbinamenti, a volte non semplici, con le ricette di uno chef che cerca anche lui di conciliare la potenza dei sapori con l’eleganza del contesto. Francesco Apreda ha iniziato con un polpo sapiente, proseguito con dei vermicelli intriganti, è andato sul sicuro con i rigatoni, per chiudere con l’agnello (con qualche ridondanza di troppo) e fulminarci con un perfetto dessert.