Sono tante le qualità di questo locale, in primis il borgo dove vive, Badalucco, è vero e piacevole, lungo il bel fiume Argentina, tanta acqua limpida e pietre che di notte sotto i raggi della luna si colorano d’argento. Poi nell’angusto vicolo gli Orengo hanno sistemato in basso una superba cantina, insospettabile, con l’ulteriore virtù di proporre vini a prezzi competitivi con qualsiasi enoteca. Sopra si arriva al ristorante vero e proprio, una sala e mezzo, pochi tavoli (un pò troppo avvicinati), tanta pietra alle pareti, lampadari e belle tovaglie. La cucina è fedelissima al territorio e ripropone con larghezza e abbondanza ricette della tradizione come quelle che qui sotto vedete. Non si sceglie, e questo è un limite, ma la piccola cucina non consente alternative. Tutto è oversize, ma il prezzo rimane accettabilissimo per la quantità ma anche qualità mostrata che rimane sempre sopra la sufficienza: 35 euro salvo i vini, ma ripetiamo anche questultimi rappresentano un affare. Per ultimo, ma dovremmo dire per prima cosa, è da segnalare la cortesia e la gentilezza dell’accoglienza.
Luigi Filippi
Franco Roi, con il figlio Paolo, ci dimostra ogni volta che quando c’è la creatività e ci sono le idee, si riesce a smuovere qualsiasi cosa, anche mercati consolidati e apparentemente statici come quello dell’olio d’oliva. Con altri amici si sono inventati per l’appunto il gin alle olive taggiasche. Non deve essere stato facile, ma alla fine, dopo alcuni tentativi ecco un nuovo e ottimo distillato, ben bilanciato nella sua entrata classica al ginepro con un retrogusto finale dove appare in perfetto equilibrio la nota dell’oliva taggiasca. Non è solo uno sfizio, ma la chiave per entrare in nuovi mercati, per allargare l’interesse e la curiosità del pubblico verso l’oliva taggiasca. Complimenti a Franco e al suo figlio Paolo che in prima persona è coinvolto.
Ed eccoci all’attesa cena nel convento del chiostro. Un posto magico, reso ancora più suggestivo dal bel gioco di colori. Oltre 100 coperti per una raccolta di beneficenza curata dal Centro Culturale Tabiese a favore delle Confraternite di Taggia con il compito di portare avanti il restauro dei due preziosi organi antichi della città. Cena che ha avuto un altro momento ufficiale e direi istituzionale: l’accettazione da parte dell’Associazione Borghi più belli d’Italia della candidatura di Taggia. Presenti per l’Associazione il Direttore Umberto Forte e il vice presidente Pier Achille Lanfranchi che hanno consegnato a Mario Conio, e a Espedito Longobardi, rispettivamente Sindaco e Assessore al Comune, l’attestato e lo stendardo dell’Associazione. Un riconoscimento di prestigio che ha contribuito a creare un’atmosfera di indubbia allegria e festosità. Venendo alla parte gastronomica la cena, presentata e organizzata da Witaly, ha coinvolto 4 chef: Marcello Trentini del Magorabin di Torino che ha aperto con il suo coniglio ligure piemontese, poi Luca Collami che presto ritornerà a Genova con un suo nuovo progetto ha presentato il primo, plin di taggiasche con salsa di zucchine trombetta. Poi il piatto di Simone Perata de A Spurcacciuna di Savona con il pesce di fondale in crosta di taggiasche e salse colorate di bietoline ed infine Dennis Cesco Resia di Villa d’Amelia ha chiuso con il dessert anguria in osmosi con mousse al cioccolato bianco e frutto della passione. Le olive taggiasche e l’olio erano quelle dei produttori locali, il vino dei produttori dell’Associazione del Moscatello di Taggia serviti dai sommelier dell’AIS, il servizio del catering coordinato dal bravo ed esperto Matteo Calabrese. Una serata all’insegna del buono e del bello, che è volata via perchè dalla cornice del chiostro alla qualità dei piatti, tutto è andato per il meglio.