Un locale che di sala in sala ti accompagna in un crescendo di eleganza, tra linee architettoniche e qualità di arredo. Il tutto poi si spiega: la proprietà è di Anna Fendi che in fatto di lusso se ne intende. Qualità che arriva anche al ristorante dove opera una solida e ormai collaudata brigata. Luigi Picca gestisce il team di sala, Domenico Stile quello di cucina. Domenico ha alle spalle un’esperienza varia e di prestigio (Vissani, Di Costanzo, Cannavacciuolo e Crippa) con anche amore della pasticceria (come la ricerca estetica dei piatti presentati conferma). Tra porcellane sottili e decori che riprendono i motivi della Villa, la degustazione proposta è una vera collezione di bellissime ricette molte delle quali riuscite anche dal punto di vista organolettico. C’è forse una proposta complessiva sopra le righe per complessità e voglia di fare, ma è lo stile “alla Nino Di Costanzo” che lascia probabilmente la sua eredità. Eredità che è tutt’altro che da disprezzare, pensiamo alla bontà dei primi che ci sono arrivati, a quella del pesce (il miglior soaso mai assaggiato) e infine (e prevedibile) a quella del dessert. Meno convincente seppure sempre bella, la corolla di rape (troppe) e tonno, e un pò scivolosa l’anatra servita. Ma sono piccoli dettagli in un menù che alla fine è degno di lode.
Luigi Picca
Quanto sarebbe costato un menù di 42 chef del calibro di quelli di ieri sera, il meglio del meglio di Roma e del Lazio? Ed infatti gli ospiti hanno apprezzato l’occasione riuscendo ad esaurire le oltre 4000 prozioni preparate e servite in meno di due ore (altro record). Una grande serata, per la qualità e quantità delgi chef, ma anche per l’atmosfera che si è creata. Due tavoli erano stati riservati a coloro che si sono sacrificati nei soccorsi: La Protezione Civile, e i Vigili del Fuoco. Il preside dell’Istituto Alberghiero di Amatrice, visibilmente commosso, ha ringraziato lo sforzo che ha fatto tutta la Ristorazione a favore dei terremotati. Una sala piena ha confermato che la solidarietà riesce a far arrivare a Rieti il suo messaggio. Grande insomma la partecipazione di tutti, ed ora avanti per la terza ed ultima serata.
Sono proprio bravini questi due giovani chef, Domenico Stile con il suo aiuto Antonio Autiero, che da qualche settimana hanno preso la responsabilità delle cucine di questa bellissima struttura, tra le più belle, ampie, eleganti della Capitale. Professionalità in sala, cuori giovani in cucina con tanta voglia di fare. La scuola è quella, maniacale e un pò sesquipedale, di Nino Di Costanzo, innervata da passaggi importanti da Crippa, Bottura, Cannavacciuolo ed Alinea! Come per dire che non si è fatto mancare quasi nulla! Ed il risultato c’è tutto in un menù lungo, complesso, ambizioso, dove la quota tecnica è rispettata, il divertimento pure, i sapori ci sono con qualche imprecisione qua e là (monotono il tataki di tonno, troppo carico il condimento degli spaghetti). Lode comunque alla sequenza iniziale, molto studiata ed appariscente, buoni i secondi e anche la serie dolce finale con una pasticceria fine e precisa come è raro vedere. Disappunto vero solo per il risotto, brutto, pesante e greve, sembra quasi di un’altra mano.
Non manchiamo quasi mai alla cena delle 3 forchette, un doveroso omaggio al Gambero Rosso che rappresenta sempre un punto di riferimento importante. Clara Barra e Giancarlo Perrotta sono due professionisti di lunga esperienza e il confronto con loro è sempre piacevole. E poi ogni anno almeno una sorpresa ce la danno, lo scorso anno ad esempio le 3 forchette di Roberto Petza, e quest’anno con un altro sardo, Oliver Piras, che però lavora sulle Dolomiti e che ha ricevuto il premio di miglior giovane chef. (Oliver sarà da noi in gara ad Emergente Nord a Cooking for Art Milano dal 29 novembre al 1° dicembre).
La Villa fa indubbiamente colpo, tra spazi, sale, arredi, oggetti e opere d’arte è un continuo susseguirsi di sorprese in positivo, anche perchè ad ogni sala cambia lo stile e l’arredo. La parte che più ci interessa, il ristorante, è anch’esso suggestivo, affidato alla luce delle candele (e anche dal soffitto, un pò ridondanti), con tavoli eleganti e assai distanziati. Una grande vetrata allunga la prospettiva sul giardino retrostante e lascia prevedere un forte utilizzo nella stagione estiva del dehor. Insomma il salto qualitativo dalla Torre di Viterbo a questa struttura di Anna Fendi è notevole, ma Luigi Picca titolare con Danilo Ciavattini ai fornelli, sembra ormai muoversi con agio tra clienti famosi e i tanti stranieri di turno ai quali offre una cucina romana che ha l’ambizione di dialogare con il mondo. Danilo è ancora molto giovane ma sicuramente bravo ed esperto e si predne anche qualche rischio, ma alla fine il cliente può sentirsi soddisfatto. Lo siamo anche noi, ma in questa bella sede le aspettative devono essere superiori e vorremmo da Danilo un ulteriore salto di qualità. Alcuni piatti, pensiamo al risotto, ci sono parsi frettolosi nella presentazione, altri, pensiamo alla pur famosa patata interrata, non finiti nel senso che manca l’ingrediente di contrasto. In alto poniamo un coraggioso coregone e un filetto di manzo con l’originale quadro di verdure.
Grande festa gastronomica nel parco intorno l’Auditorium di Roma. Non eravamo mai stati a Taste e dobbiamo dire che è spettacolare. Una caldissima giornata romana che sembrava ferragosto ha fatto sì che i pochi posti all’ombra fossero subito esauriti, ma anche al sole, di assaggio in assaggio, è stato comunque interessante incontrare tanta gente del settore.
Ristoranti che propongono cucina napoletana ce ne sono sempre in numero sempre maggiore, non solo in Campania. Questa “La Locanda”, è a Terni, a Colle dell’Oro, dove (con altra gestione) troverete anche delle confortevoli camere. L’azienda Briziarelli ha presentato qui i suoi vini umbri (sagrantino, sangiovese ecc..) con questo abbinamento un pò inusuale per l’Umbria, non quindi con selvaggina o bistecca, quanto invece con genovese (vedi sopra i paccheri) e baccalà.
Prima con Carlo Zucchetti e da qualche anno con Luigi Picca, l’ Enoteca la Torre mantiene alta la sua bandiera. Anche il cambio di chef, da Nodaro Kota (ora al Jumeirah di via Veneto) a Danilo Ciavattini non ha comportato cadute, anzi la stella michelin è stata giustamente confermata e Danilo si dimostra subito a proprio agio.
l’ enoteca La Torre a Viterbo
Dobbiamo a un giapponese ostinato la riapertura e la gestione (assieme al bravo Luigi Picca in sala) di questo ristorante storico al centro di Viterbo. Segnatevi il nome Noda Kotaro, giovane e bravissimo.