Intensa la seconda giornata che ha avuto fortunatamente anche un clima migliore. Molta la gente che ha seguito con interesse le esibizioni dei tanti chef presenti che hanno intepretato l’oliva taggiasca con tante soluzioni diverse. Apprezzatissimi gli interventi degli chef venuti da lontano: la creatività di Terry Giacomello, la precisione di Ichikawa, la serenità di Eugenio Boer, la personalità di Luigi Taglienti. Ma anche gli chef locali si sono fatti valere, dall’umile e bravo Rebaudo un vero artigiano del gusto di Badalucco, alla classe di Giorgio Servetto, alla passione di Manuel Marchetta, e alla praticità di Cannavino. Chiusura con bel brindisi e arrivderci al 2017, con altri chef e forse qualche sorpresa.
Luigi Taglienti
Ha suscitato non poche polemiche l’affidamento a Carlo Cracco di questa bella struttura alle porte di Milano. E’ però indubbio che Cracco darà risonanza con la sua immagine e comunque approviamo la prima scelta: affidare a un gruppo di giovani chef i vari weekend dell’Expò in modo da presentare al variopinto mondo che girerà intorno questa importante rassegna, non solo i soliti nomi, ma anche qualche giovane promessa. E anche questi ragazzi, molti dei quali hanno partecipato al nostro Emergente, ne usciranno motivati, sempre che le cose siano fatte per bene.
Appuntamento ormai obbligato, ma non per questo meno piacevole. C’erano quasi tutti i protagonisti del mondo della ristorazione alla Leopolda per la presentazione della nuova edizione della Guida dell’Espresso a dimostrare che poi alla fine qualcosa contano sempre (le guide stampate). tanti saluti ma anche tanti assaggi degli ottimi vini presentati nella grande degustazione aperta alla fine delle premiazioni. Tra i vini vince il trebbiano di Valentini, tra i ristoranti vincono in tanti, ma è Bottura (assente giustificato) quello che svetta da solo.
Abbiamo sempre trovato affascinante questa veranda del Cafè Trussardi con il verde che ti cala dall’alto e la Scala di fronte. E’ la Milano che ci affascina, quella che ha la storia e che guarda verso il futuro. Non ci avevamo mai mangiato e questa volta invece ci siamo fermati per un rapido lunch. Tutto nella norma, corretto con un punto a favore per il pollo di fattoria e uno a sfavore per delle tagliatelle alle castagne troppo cotte e dolciastre.
Arriva ogni due anni, ma lascia il segno: per l’ampiezza espositiva, per la presenza di tantissimi addetti ai lavori, e in particolare gli chef. Abbiamo seguito alcuni Show Cooking a Extraordinariamente Host, ben condotti e divertenti, a comincaire dall’estro di Andrea Mainardi, ma lungo i vari padiglioni c’erano tutti a esibirsi o presentare qualcosa. Curiosità: moltissimo caffè, il settore sembra andare a gonfie vele.
Fa scalpore l’assenza di Uliassi, mentre ci complimentiamo per le tre forchette al S’Apposentu, una scelta coraggiosa e innovativa che premia un’isola un pò forse trascurata. Una serata coi fiocchi, tra tanti chef, colleghi e produttori di vini , vissuta in allegria.
Domenico Zonin è il nuovo Presidente dell’UIV, Unione Italiana Vini. Per altro una conferma visto che lo era già, anche se ad interim in seguito alla scomparsa di Lucio Mastroberardino. Si presenta alla stampa e sceglie Trussardi alla Scala. Questo ci fa ben sperare, troppo spesso il vino in Italia e all’Estero sembra dimenticarsi della cucina e non capire quanto al successo della cucina italiana nel mondo sia legato il successo del nostro vino.
Trussardi alla Scala a Milano
Il locale è bello e famoso, e non è certo facile prendere l’eredità di Andrea Berton. Luigi Taglienti in certe cose ce lo ricorda, alto come lui, elegante e con cucina altrettanto raffinata, osa con coraggio, ma non è spericolato. Una brigata agguerritissima ci ha letteralmente aggredito con una serie di assaggi che confermano quanto di buono si dice in giro: c’è tecnica, c’è varietà di stimoli, si gira intorno tra Liguria Lombardia e Piemonte (il triangolo d’oro dove lo chef ha vissuto) prendendo spunti e idee, mescolando il tutto e riproponendoci una cucina moderna e piacevole. Nel lungo preambolo (ci siamo anche persi qualche foto) di una diecina di assaggi, c’è stata secondo noi una spiccata insistenza sui toni dolci e qualche eccesso di condimento, meglio la seconda parte (a parte forse il petto di anatra francamente poco attraente). I piatti migliori: i fagottelli dell’orto tra quelli più classici, la mozzarella con il foie gras, tra quelli più innovativi, e il dessert finale per eleganza e leggerezza.