L’abbiamo provato a cena e a pranzo, dal menù completo a quello leggero dedicato all’orto. Ed in effetti l’orto è da vedere ma anche da assaggiare ed il modo migliore è proprio questo menù, dove i piatti scorrono belli, leggeri, innovaivi senza scossoni e con piacevoli ricordi (come ad esempio il finto risotto). Molto più impegnativo è il menù degustazione, una vera sfida per il palato. Richiede al cliente attenzione e concentrazione, figuriamoci lo sforzo che ricade sulla brigata! Una serie di stuzzichini, antipastini, assaggi vari dove ogni piatto si articola su almeno una decina di ingredienti, ognuno dei quali spesso lavorato in modo anche non banale. E’ indubbio che lo chef, Fedrico Belluco nonostante sia molto giovane (è passato anche al nostro Premio Emergente un anno fa), sia anche molto preparato, ma gli consigliamo caldamente di far riposare di tanto in tanto la brigata (ed il cliente) con qualche passaggio meno impegnativo. Detto questo ci godiamo comunque questa cucina di tecnica evoluta, di materia prima notevole (tra l’altro con l’orto di casa sempre largamente presente), che offre un’ampia serie di sfumature golose. Tante sono quelle positive, dai finti ravioli di alghe al risotto con sedano ed acciughe, dagli asparagi con uovo e mandorle alle linguine all’astice. Meno ci hanno convinto l’impepata di cozze e la sogliola con spugnole e midollo. Intorno un bel servizio di sala si avvale dell’accoglienza di una persona esperta come Simone Celeghin, assistito da un’equipe giovane e sorridente. E complimenti a Giancarlo Perbellini, supervisore del tutto, di aver messo su un altro ristorante di grande attrazione.
Marco Cicchelli
La Locanda del Pilone ad Alba
E’ sempre stata accogliente questa locanda posta su una delle colline che dominano Alba e che permette un panorama a tutto tondo che profuma di vigne e vino. La famiglia Boroli gestisce Azienda e Locanda, qui vinifica i vini, salvo il barolo (che viene prodotto nell’altra azienda a Castiglion Falletto), qui accoglie clienti e visitatori con alcune camere curate che sembrano di famiglia, qui c’è anche una bella sala consente qualche piccolo evento con le sue ampie vetrate che lasciano entrare la luce ed il panorama, e infine c’è un piccolo ristorante da sempre gourmet. Una brigata di giovani si prende cura dei pochi tavoli, e altri in cucina seguono e svolgono le idee di Masayuki, chef ormai naturalizzato, a lungo con Tonino Cannavacciuolo che è stato fino a poco tempo fa consulente della Locanda. Gran lavoratore come tutti i giapponesi, Masayuki ci riempe vista e palato di una serie notevole di stuzzichini iniziali che anticipano le qualità di una cena in crescendo che trova negli spaghettoni aio e olio, nello scamone e nei dessert i piatti che ci hanno pienamente convinto. A Masayuli non si addice il rosso: il petto di anatra alle fragole e i crostacei ai lamponi non ci hanno entusiasmato, mentre è sicuramente il colore dei Boroli che con i loro tre baroli, Classico, Cerequio e soprattutto il Villero 2005 ci fanno sognare.