Esiste da anni, ma solo negli ultimi ha avuto un’evoluzione che non è finita e che forse ci darà nel futuro altre sorprese. Anima dell’osteria è Daniele Citeroni Maurizi, che per cognome e presenza fisica non passa di certo inosservato. Daniele ha indubbiamente grande passione per le materie prime (basti vedere la sua selezione di formaggi) e senso del gusto. I suoi piatti sono in genere centrati nei sapori, piacevoli al palato. L’esempio migliore ce lo dà il cavoli&broccoli (solo verdure in varie consistenze), un piatto che da solo merita il viaggio. E tutto il menù è un vero godimento anche per il buon servizio al femminile (e siamo capitati in una giornata a dir poco incasinata) e il competitivo conto finale. Detto dei (tanti) meriti, alcuni limiti ci sono a nostro avviso: il locale un pò nascosto ed angusto (al contrario del borgo che è bellissimo), la minicucina che non permette più di tanto, e una mano un pò troppo generosa nell’intingolo e nei condimenti che alla fine tende ad appesantire le varie esecuzioni.
Marco Mariani
C’eravamo già passati, ma un pò di fretta, ed invece questa volta ce lo siamo goduti a pieno ed è stata in parte una sorpresa. Conoscevamo i fratelli Damini, Gian Pietro e Giorgio, da tanto tempo più che altro per l’ottima carne. Poi ecco questa bottega del gusto che ha pochi rivali per varietà e qualità dei prodotti in vendita, e dietro una parete di etichette notevoli, ecco una saletta dove si mangia più che bene. Alla base ci sono ovviamente i prodotti di casa, le carni particolari, ma anche le uova di montagna, il piccione di Castelgomberto, la gallina livornese di Valle San Felice ecc.. Ma non sono solo materie prime per altro buonissime, c’è anche cura nel porgerle, nello spiegarne il valore grazie al buon raccordo con la sala e non ultimo c’è del valore in cucina. Giorgio (aiutato da Serena) ha avuto belle esperienze in giro e ci propone una cucina piena di gusto, incentrata sulla succulenza, rispettosa della materia prima che riesce ad esaltare in giusto modo. Non c’è la presunzione e l’ambizione di fare i fenomeni, non si rischia più di tanto e forse il fine palato potrebbe avvertirlo, ma la sosta è concreta, materica e appagante. Il piatto migliore? (polpette e tartare a parte) per noi le costine di maiale laccate alla liquirizia. Il meno riuscito? un raviolo ripieno un pò troppo cotto e pasticciato.