Stiamo puntando proprio verso Rimini quando casualmente ci telefona Roberto Raineri, collega riminese: è a Roma e ci chiede un consiglio, finisce che ce lo dà lui: passa all’Abocar. E così arriviamo all’Abocar, un locale che conoscevamo bene. Qui negli anni novanta era il Rivadonda, un delizioso ristorantino di corretta cucina di mare. Ora è completamente diverso, sono arrivati Mariano e Camilla, una coppia simpatica e giovane, che ci ha subito conquistato: per la gentilezza dell’abocar (accoglienza), per la convenienza dei prezzi (menù completi a 30 e 40 euro), per il sorprendente livello della proposta. Lui, Mariano è nato in Argentina (da famiglia italiana) poi è cresciuto professionalmente in Europa (i Roca in Spagna, Rabanel e Toutain in Francia, Crippa in Italia), poi grazie a Camilla, riminese, è approdato a Rimini. La cucina di Mariano sembra semplice e spontanea e invece si basa su un solido zoccolo tecnico (vedi le tante salse, guazzetti e zuppette che danno il largo alle ricette). Le contaminazioni native o acquisite andando in giro aggiungono originalità agli abbinamenti, senza cadere nell’eccesso o rompere gli equilibri. Insomma complimenti a loro due, e consigliamo a tutti gli appassioanti di far loro visita. Il piatto migliore? tra i tanti in lizza, scegliamo le campanelle. Per il peggiore è più facile la scelta: il dessert, vero lato debole della cucina.
Mariano Guardianelli
Ed ecco alcune immagini della gara. Penso siano belle, ma è difficile trasmettere la grande bellezza del contesto, la serenità del tramonto, la magia delle luci, la vivacità delle scintille, il tempismo dei cooncorrenti che hanno rispettato perfettamente i tempi di preparazione e servizio (ben 18 concorrenti in meno di tre ore!). grazie veramente a tutti per l’impegno e la professionalità dimostrata. E non era facile cucinare in così poco tempo senza aiuto delle attrezzature praticamente radici ed erbe.
E tutti gli chef al mercato che abbiamo approntato per loro: radici fresche, verdure, frutta di stagione, erbe aromatiche e selvatiche, con le confezioni di Roots e di Pasta del Pastificio dei Campi. Ognuno ha la sua cassetta e “fa la spesa” che viene poi regolarmente pesata. E nel frattempo arriva la giuria, pian piano, nomi famosi ed eccellenti del meglio della ristorazione toscana e non solo. Finita la spesa secondo il sorteggio ogni cuoco entra nel backstage, troverà solo un tavolo e dell’acqua bollente, niente elettricità, solo coltelli e tagliere. Ognuno avrà un’ora e poi un’altra ora all’esterno alla postazione del barbecue per finire la ricetta e servirla alla giuria. Brindisi e si parte.
Ed ecco la cronaca della giornata di Roots. La prima parte è dedicata alle erbe e alle radici del bosco con due relatori d’eccezione, Livio Pagliari ed Elvia Giosuè che raccontano storie di erbe spontanee e cucina. Dopodichè si procede alla presentazione dei cuochi arrivati da tutta Italia ed al sorteggio effettuato usando come bussolotti gli “occhi di lupo”, il formato del Pastificio dei Campi che ci sembrava in tema con il bosco. Eccoli i concorrenti: Alessandro Cannata del Moma di Roma, Damiano Donati del Punto di Lucca, Daniele D’Alberto del BR1 di Montesilvano, Christian Mandura del Geranio di Chieri, Davide Del Duca dell’Osteria Fernanda di Roma, Federico Delmonte di Chinappi di Roma, Francesco Palombo di Tenuta Esdra di Cassino, Luca Mastromattei del Pescion di Pescara, Marcello Tiboni della Locanda Walser della Val Formazza, Marco Claroni dell’Orologio di Fiumicino, Mariano Guardianelli dell’Abocar di Rimini, Riccardo Cappelli del Pellicano di Porto Ercole, Silvia Moro del Moro di Montagnana, Francesco Brutto di Undicesimo Vineria di Treviso, Carlo Nappo della Catina di Pordenone, Stefano Sforza del Turin Palace di Torino, Shady Hasbun de Le Rotte Ghiotte di Arezzo. E a poco la gara.