Ci veniamo di rado, nonostante sia a due passi da casa, ma è uno dei posti del cuore. Forse perchè conosciamo Anthony dal suo arrivo in Italia, prima da Pinchiorri, poi in Giappone e poi lo ritroviamo a dirigere una cucina importante, quella di Palazzo Sasso (oggi si chiama Palazzo Avino) a Ravello. E’ uno chef anomalo per il panorama italiano dove a volte c’è tanta passione e creatività, ma forse non altrettanto rigore. Anthony è cresciuto a Parigi, in epoca (oggi anche lì si è un po’ più permessivi) con regole ferree e insegnamenti precisi. Adattarsi non è stato semplice, percorrere un percorso autonomo in prima persona ancora di meno, e gli siamo stati accanto in periodi anche non facili. Poi ecco il Pagliaccio ed un successo non improvvisato, ma costruito con determinazione pazienza e sacrificio. E con due stelle alle spalle, senza un importante albergo ad aiutarlo, non si può nemmeno dormire sugli allori e l’impegno rimane alto e costante. A tutti consigliamo vivamente di visitare questo posto (negli anni diventato pure piacevole e molto elegante) dove Anthony si esprime con la sua non facile cucina, dove il territorio di riferimento è la Terra, dove può capitare qualsiasi cosa dall’abalone all’astice, ma per Anthony l’ingrediente è importante ma ancora di più la ricetta, dove nessun elemento è mai solo, nemmeno per genere (e così troviamo spesso pesce con la carne, mare con i monti), ma nulla è messo lì per caso: Lui segue le sue ispirazioni che per altro sono complesse, a volte sembrano pure un po’ tortuose, ma il suo è un barocchismo indubbiamente suadente e poggiato su una solida e profonda conoscenza dei fondamentali. E a completare ecco l’accoglienza di Marion oggi in sala (ma secondo noi uno sguardo ai dolci, buonissimi, lo dà sempre) e il servizio praticamente perfetto di Matteo Zappile.
Marion Lichte
La nuova etichetta di Berlucchi conferma il percorso virtuoso che l’azienda sta percorrendo ormai da qualche anno. Il nuovo “nature” proviene dai migliori appezzamenti, 72 mesi di permanenza sui lieviti, potenza quindi ma anche tanta finezza e classe. Cristina e Arturo (sempre bravi modesti e simpatici) lo hanno presentato proprio prima di Pasqua al Pagliaccio, tutto riservato per l’esclusivo evento. Un menù di rispetto ha accompagnato lo spumante servito a tutto pasto, dove l’unica perplessità è arrivata dai gamberi rossi, da dimenticare.
10 anni di Pagliaccio, anni non solo di rose e fiori, di riconoscimenti importanti, ma anche densi di problemi e di sacrifici. Però dopo 10 anni Marion ed Anthony posso tirare un sospiro di sollievo e brindare con ottimismo (magari con cautela, visto i tempi che corrono). Ma di certo hanno raggiunto traguardi invidiabili e grande notorietà. Per noi se la meritano tutta, pensando anche alle tante disillusioni dei due anni precedenti l’apertura dove le hanno provate tutte, hanno avuto opportunità, ma anche grandi delusioni. Oggi tutto questo sembra lontano, ci accolgono con un ambiente rinnovato per l’occasione (e ci sembra più funzionale), con un menù intrigante, dove al solito Anthony ha il timore non non spingere fino in fondo l’acceleratore,( ma va bene anche così), con dei vini da sballo dove svetta il brunello di Pian dell’Orino. Insomma una serata da ricordare, che non ci siamo goduta fino in fondo, ma per nostri problemi, non per i loro. Grazie ancora!
Qui sopra il sindaco di Roma Gianni Alemanno con il Direttore della Caritas, mons Enrico Feroci e i cuochi dell’ edizione 2009 dell’evento.
Roma ha prima tarpato le ali, ma la fortuna gira e sembra ora sorridere a questa formidabile coppia della ristorazione.