Vulcanico, irruente, coraggioso, determinato. Marco Martini non passa (e non vuole passare) inosservato. Eravamo un tavolo di sei e invece di fare un menù uguale per tutti , ci ha inondato di piatti (con la sala piena). E’ uno chef generoso, che dà tanto, in quantità ma anche in qualità. Ne apprezziamo la creatività, l’amore per il rischio, l’inventiva che sembra inesauribile; ma c’è anche indubbia capacità alimentata anno dopo anno dall’aggiunta di nuove esperienze in giro per il mondo. Nel vortice dei piatti le impefezioni non mancano, alcune relative al servizio (un paio di piatti arrivati men che tiepidi, altri con un pò di attesa) altre direttamente alla cucina (tre primi tutti abbastanza similari, e a volte in qualche ricetta il risultato non sembra proporzionato al tanto lavoro che c’è dietro), ma sono errori che la maturità e una miglior organizzazione riusciranno a correggere. Per ora ci godiamo questa esplosione di vitalità e facciamo i nostri migliori auguri al bravo Marco, anche per il figlio che sta per arrivare.
Matteo Bisol
4 chef o 4 capipartita? In fin dei conti sono solo definizioni. Qui in cucina dopo Paola Budel e Antonia Klugmann, ecco che ci ritroviamo 4 ragazzi, o meglio 3 con una persona più matura. E anche in sala comunque sono tutti giovani e non sarà un caso che è il giovane dei Bisol, Matteo, a seguire per conto della famiglia la struttura. Una scelta innovativa e anche coraggiosa che presuppone armonia in questa curiosa brigata di chef, ben ripartita anche tra elementi femminili e maschili. E dobbiamo dire che non ci si annoia a tavola, sia per gli ottimi vini che arrivano, sia per i numerosi assaggi che la cucina ci manca. Ognuno ha il suo stile, Sabina sfoggia ottima tecnica per la sua età, predisposizione al piatto frammentato ad arte, un pò di approssimazioni negli equilibri; Andrea, allievo di Marco Martini, si presenta da buon romano, un pò invadente, ma lascia il segno con i suoi ravioli e le sue ruote; Michelangelo ha lavorato a lungo con la Klugmann ed infatti i suoi secondi pur di carne e pesce, si ricordano per la componente vegetale: infine Serena chiude in linea con dei corretti dessert dove manca solo una conistenza croccante a dare lo sprint. Morale: è bello vedere tanti giovani all’opera in questa bella cucina, speriamo che durino a lungo insieme, sarebbe bello davvero!
Serata piacevole nel rifugio con la cucina del bravo Graziano Prest del Tivoli. C’è la piacevolezza del rifugio, l’allegria dei commensali e non mancano i vini a cominciaare dai magnum di champagne cuvèe Louise generosamente distribuiti. Il piatto migliore? forse gli spaghetti gamberi e caviale, ma anche l’elegante ballorine di astice e zucchine. Insomma Graziano dà il meglio con le materie prime nobili, e non è così scontato altrimenti sarebbero in tanti a farlo.