E chiude alla grande il Food Festival in barca Gianfranco Pascucci, il noto e bravo chef del Porticciolo di Fiumicino, che con noi ha ideato e insieme realizzato l’evento. Ottimi i suoi assaggi di fronte ad una platea di ospiti illustri che hanno ben gradito l’insolito ambiente della cena. Si conclude così un festival che è stata anche una vera occasione per tutti di scoprire un Tevere che non te l’aspetti, per vivere dei momenti diversi, per godersi il piacere di unire e mescolare vini e film, che hanno tra l’altro anche unito persone di differenti gusti cultura e interessi, e che alla fine si sono interessate e divertite in questo insolito evento. Grazie infine a Esterino Montino, sindaco di Fiumicino e al suo staff: hanno fortemente voluto l’evento e nonostante i tempi brevissimi, ci hanno aiutato a realizzarlo.
Matteo Carreri
Seconda cena, sabato sera, sulla barca in abbinamento al Film Festival che si svolge nel pomeriggio a Parco Leonardo. Ritrovo puntuali alle 21,30 e si salpa per godersi la notte stellata e le rive del Tevere. Protagonista è Marco Martini, chef giovane, risoluto, capace e attivissimo. Il suo The Corner è tra i migliori ristoranti di Roma, non solo per la critica, ma anche per un pubblico variegato e internazionale che qui trova una cucina romana moderna e di livello, una terrazza affascinante, e un american bar di pari livello. E Marco si presenta subito con un elegante antipasto di seppie e piselli, seguito dagli ottimi tortelli di spuntature di maiale e da una bella composizione (fatta al volo sulla barca in condizioni non facili) di baccalà ceci e gel di camomilla con le erbette della sua terrazza. Buono il dessert di chiusura e grande soddisfazione da parte degli ospiti che hanno gradito il particolare ambiente, la qualità della cena e un servizio capace di essere funzionale anche nelle condizioni particolari di una barca in movimento.
Prima uscita con la barca della cena, protagonista è Skychefs che, per l’occasione, ha pensato di proporre una sintesi di quanto fanno ogni giorno all’aeroporto, e cioè preparare migliaia di pasti per le compagnie di mezzo mondo e quindi con stili diversi di cucina. A dirigere i tanti chef di nazionalità diversa che lavorano nella compagnia è Maurizio Ferro, un omone grande e grosso, ma come spesso accade dotato di animo sensibile e humour. E’stato quindi un piacere conoscerlo e accompagnarlo in una serata di grande suggestione servendo una cena di classe in un ambiente così diverso ed insolito. Larga parte degli ospiti era ovviamente legata al mondo del cinema (la cena è a fine serata dopo un pomeriggio di proiezioni), ma tutti hanno gradito sia la cena che l’inusuale ambiente. Chiusura con la lettura delle poesie di Nichi Vendola, e rientro sotto un cielo terso e stellato. Una bella serata davvero.
Ed ha avuto un buon successo l’idea di far improvvisare gli chef che volevano esibirsi. D’altronde avevano a disposizione una serie di prodotti di altissimo livello, completati da un banco frutta e verdure allestito per l’occasione. E ci siamo così divertiti fino al brindisi finale. In conclusione un ottimo inizio per un evento che voleva essere limitato, esclusivo, di qualità. E pensiamo che sia andato bene oltre le previsioni.
Papille Esigenti, un titolo curioso inventato da Paolo Serani, che vuole essere di richiamo per chi ci si ritrova in questa dizione. E non sono pochi quelli che arrivano, perlopiù ristoratori, che hanno approfittato della giornata di beltempo dopo il diluvio del sabato. La location è bellissima, siamo al Castello della Castelluccia, al centro dell’Azienda agricola di Giansanti Di Muzio, tra boschi pascoli e prati. La selezione dei prodotti è alta, la presenza dei produttori nobilità ulteriormente l’evento, e noi seguiamo da vicino la jam session di cucina improvvisata: gli chef che si mettono a disposizione girano tra i vari desk e inventano la ricetta al momento con gli ingredienti fantastici che trovano sui desk degli artigiani espositori. Ci divertiamo e poi la giornata si chiude con l’interessante degustazione di formaggi presentata da Enrico Panzarasa e Hervè Mons, celebre affinatore d’Oltralpe.
Continua il successo delle bollicine. E quando arriva il Franciacorta si riempiono i saloni, anche qui a Roma. Merito comunque dell’ottimo lavoro fatto dal Consorzio che è riuscito a creare un marchio trainante più forte dei pur forti singoli nomi come Ca’ del bosco, Bellavista, Berlucchi. Qui ce ne sono una quarantina, alcuni noti, altri meno, ma tutti remano nella stessa direzione. Una nota stonata il servizio di pane e formaggio, più modesto e sciatto che ad una festa dell’Unità.
Sullo sfondo lo scenario delle montagne e sul palco sfilano i territori. C’è molta affluenza, ordinata, il pubblico segue le prenotazioni e le presentazioni dei vari territori. La montagna attrae e avvince, è sinonimo di natura, di pulizia di vita, di qualità sociale e per noi anche di qualità gastronomica. Cooking for Art al Palazzo delle Esposizioni Open Colonna ieri oggi domani.
Culinaria: uno spazio piccolo che ha fatto gran parlare di sè in questi ultimi giorni. E non è facile! La Fiera di Roma rimane qualcosa di estraneo alla città, i romani hanno una vaga idea di dove sia, i visitatori non sono numerosi.
Luoghi dove il mangiare e il dormire convivono nell’ eccellenza. Eccellenza che a volte è sinonimo di lusso, ma molto spesso si ritrova anche in strutture semplici ma corrette.