Origini lontane, ma ormai romani per adozione e convinzione: Alba e Michel, dopo la bella esperienza di Marzapane, eccoli qui, in pieno centro storico a due passi da Campo de Fiori, in un antico laboratorio convertito alla ristorazione e rinnovato con grande professionalità e ottimo gusto. Accoglie al centro la cucina a vista con in prima linea la brace, a destra una suggestiva saletta lunga, a sinistra la sala con il banco bar e la cantina. (nel tutto c’è anche un bel prosciutto iberico a taglio). Alba ha avuto eccellente esperienza formativa dai Roca e si dimostra capace di affrontare qualsiasi ingrediente con ottima mano. La sua è quindi una carta varia che spazia attraverso vari generi: precise le cotture della lingua e della capesanta, profondi di sapore gli agnolotti, semplice ma di classe il cervo con il suo purè perfettamente a punto. Qualche imprecisione nelle linguine troppo ammassate e poco acide, e in qualche nota sapida in eccesso. Il piatto migliore? siamo indecisi tra le originali rape variegate con aceto leggere e ben manipolate e presentate, e il dessert finale elegante e suadente (ci ricorda Jordi Roca).
Michel Magoni
Dopo alcuni anni di indubbio successo, manutenzione straordinaria per il Marzapane, con alcuni cambi in sala (qualche coperto in meno) e nella linea di cucina. Morale Marzapane oggi è un pò meno bistrot, un pò più gourmet. Ambizioni d’altronde giustificate dal team che è stato costruito in questi anni che vede sempre , oltre ai titolari Angelo Parello e Mario Sansone, le figure chiave di Alba Esteve Ruiz in cucina e Michel Magoni in sala. con altri bravi elementi aggiunti negli ultimi tempi. C’è voglia di presentare una cucina articolata, moderna, con un percorso lungo e variegato, dove ogni piatto vuole nascondere una sorpresa o almeno contenere un messaggio. Locale di riferimento potrebbe essere il Tickets di Barcellona. Operazione riuscita? Alba non è (almeno ancora) Albert Adrià, ma la classe ce l’ha (vanta un’ottima esperienza dai Fratelli Roca), e la dimostra in un percorso forse solo troppo lungo e impegnativo, che come si è detto sopra non prevede soste e momenti di relax. Però dobbiamo pure dire che ci siamo divertiti, con questo ordine: al primo posto il Capitolo 1 (antipasti) dove è difficile scegliere il piatto migliore, forse la lingua, ma giusto per non far vincere il foie gras che eticamente non amiamo, poi il capitolo 3 (secondi) e il capitolo 4 (dessert). Meno ci ha convinto il capitolo 2 (i primi): troppo salsati e conditi gli gnocchi e i tortelli, poco contrastate le linguine. In conclusione il Marzapane merita, e va considerato tra le migliori attrazioni gourmet della Capitale.
Sono giovani e si allargano giustamente, vedi la collaborazione con l’Opera di Roma, ma questo rimane il centro della loro attività: a Mario Sansone la strategia, a Michel la sala, e la cucina affidata alla brava e dolce Alba Esteve Ruiz. Come dire che tutto è curato, dall’ambiente al servizio, dalla carta dei vini ai prezzi corretti. Assaggiamo la nuova linea dei piatti che ci confermano le doti della giovane chef. Piatti non banali, ricette costruite bene che raggiungono questa volta la vetta nelle due carni, decise, centrate nella succulenza, e dove ogni ingrediente trova la sua giusta espressione ed equilibrio. Buona ma un pò coperta la sogliola degli antipasti, meglio i tortelli di coda che quelli di rana pescatrice, buono anche il finale goloso, mentre l’unica perplessità arriva da un risotto troppo mantecato e calorico difficile da mandar giù con il caldo estivo.
Marzapane, bistrot metropolitano
Si temeva che il locale, partito subito a razzo con forte riscontro anche mediatico, si rivelasse poi una bolla di sapone. E invece Marzapane si conferma progetto interessante, migliorato per l’ambiente, con una carta di vini ormai consistente (particolarmente vocata per riesling e bollicine), ben frequentato (e in effetti nei tavoli accanto c’era il meglio della ristorazione romana che approfittava del locale aperto alla domenica sera), con un servizio spigliato e una cucina fresca e intrigante grazie ad Alba Esteve Ruiz, ormai ufficialmente romana, visto che si sposa in questi giorni (auguri). Alba nella sua nuova cucina a vista si destreggia bene tra carne e pesce, ed è migliorata nei primi: buono il risotto e i cappelletti alla gallega, meno ci è piaciuto il plin e le linguine, difficili anche da mangiare. Non ci fa impazzire il pesce con i frutti rossi (sia la triglia che la ricciola), ma buoni sia i gamberi che il foie gras per concludere con un indovinato dessert.
Mezzo anno di vita ed è già famoso, non un posto libero a pranzo o a cena da quando hanno aperto! Praticamente tra i colleghi eravamo gli unici a non esserci stati. Dobbiamo dire che le hanno azzeccate tutte: la location vicino a piazza Fiume dove transitano tantissime persone che contano; l’ambiente semplice e gradevole da bistrot parigino (solo molto rumoroso) con la cucina a vista, i coperti piccoli e stretti che sembra di stare a Place Contrescarpe; la simpatia del team di guida: Alba in cucina, Michel in sala (una coppia formidabile, il gigante e la bambina) con Mario che coordina ed è gran comunicatore, e infine quella che è di questi tempi la cosa sempre più importante: l’ottimo rapporto prezzo qualità. Un passato dai Roca a Girona e soprattutto anni da Paco Torreblanca, il gran signore della pasticceria spagnola, e poi Alba è arrivata in Italia dove ha un pò girato (Giuda Ballerino e la Bandiera) prima di aprire questo ristorante. E’ ancora giovanissima e l’abbiamo vista perdere sul filo di lana contro un Marco Martini scatenato (ma ha 5 anni più di Lei) a Emergente Centro a Firenze. Eravamo quindi curiosi di vedere come si mangiava e dobbiamo dire che anche noi siamo stati conquistati dalla grazia di Alba e convinti della sua potenzialità. Certo è che il troppo successo impedisce l’approfondimento e il perfetto equilibrio dei piatti, cosicchè sembra a volte che manchi qualcosa, o che ci sia una cosa di troppo. I piatti migliori? Un’ottima ostrica abbinata al calvados e una leggera mousse al rosmarino. Dall’altra sponda mettiamo un gambero rosso un pò piacione banalizzato da un ingombrante pomodoro e un buon maialino coperto da troppe salse tutte dolciastre.