E’ sempre una festa la serata delle tre forchette del Gambero Rosso, e quest’anno la vera festa l’ha fatta Niko Romito, salito da solo al vertice della guida con un punteggio di 96. Un bel traguardo per uno chef che fino a due tre anni fa era ancora considerato (non da noi, ma da molti) uno chef emergente. Il Gambero Rosso rompe così un equilibrio che sembrava stabile: quello di Massimo Bottura al vertice secondo tutte le guide. L’unanimità non c’è più e si apre il dibattito. La sfida del futuro sarà tra loro due? Difficile dirlo, secondo noi sono più complementari che antagonisti con un Massimo che sembra sempre più consolidare il suo primato etico e internazionale mentre Niko sembra percorrere con successo una strada più concreta ed imprenditoriale. Secondo noi all’Italia servono, e molto, entrambe le cose.
Michele Biagiola
L’inizio è stato memorabile. La sequenza: l’orto nel piatto, scampo alla pizzaiola di fragoline di bosco e la pizza con fiori e verdure cotte e crude ci ha messo veramente in crisi: quale il piatto migliore tra queste tre cose completamente diverse, ma unite nella bellezza, apparente semplicità, gusto straordinario e profumi suadenti? Meno male che è intervenuta la seconda parte della cena a riportare Michele Biagiola tra gli umani. Gli spaghettoni alla canapa sono originali, ma un pò stucchevoli, la melanzana un pò molle e poco contrastata, il dessert gustoso ma troppo dolce. Comunque noi siamo già contenti quando a fine cena ci ricordiamo di un piatto, e qui ne abbiamo avuti 3 superbi; pertanto invitiamo tutti a salire in questo bel borgo, scoprire una sala suggestiva e una terrazza con bella vista, ricevere un servizio giovanile e ben impostato da parte di Federico Mari e ordinare da una carta che privilegia come pochi in Italia il vegetale pur non essendo cucina vegetariana. Un Michele che abbiamo conosciuto da ragazzo perfino prima dell’esperienza formativa e fondamentale de Le Case e che ora ritroviamo qui a proprio agio e in bella forma.
Enoteca Le Case, estate 2013
Da tanti anni ed è sempre un piacere venire in questo posto che da tanti anni applica con rigore la legge del territorio. Una fattoria modello che comprende orto e giardino, fiori e piante, animali di tutte le specie (compreso mucche e cinghiali), un laghetto e le sponde del fiume dove Elvia, la madre sempre attivissima, raccoglie altre erbe e piante rare. Come dire che qui c’è cultura vera della natura ed infatti pur non essendo un ristorante specificatamente vegetariano, i piatti a questo mondo legati sono tra i migliori in assoluto. Vale per la tante versioni del piatto bandiera (l’orto nel piatto), ma meritano citazione ed encomio anche la zuppa di portulaca ed erba carlina, e l’assolo di melanzane veramente notevole. Il resto è buono, ma certo impallidisce di fronte a questo exploit di orto ed erbe. Francesca di Elvia ha eriditato l’incessante attività, Michele si conferma nel tempo chef capace e forse un pò sottostimato. Da segnalare anche il buon pane, gli ottimi grissini e la pizza ben lievitata che viene servita quotidianamente nel locale accanto.