Foodexp è ormai un evento consolidato grazie alla tenacia di Giovanni Pizzolante che è riuscito a mantenerlo anche durante la pandemia. Questa speriamo sia l’edizione della ripartenza e cade al termine di una stagione che ha premiato il Salento con un’affluenza record.
Si parla un pò di tutto, ma con un omaggio alle categorie che più hanno sofferto e a coloro che si sono distinti per come hanno saputo reagire al blocco e all’emergenza. A seguire una conversazione con Alessandro Pipero, sempre acuto osservatore della ristorazione e dei suoi problemi. Infine una cena di gala, al tavolo con due ex emergenti di eccezione: Paolo Griffa e Francesco Brutto, e anche con due grandi professionisti del Geranium di Copenaghen: Virginia Anne Newton e Mattia Spedicato.
Norbert Niederkofer
Laboratory for Future Gastronomy ovvero La Fuga. Fuga da che cosa? Dal cibo pesante che non fa bene alla salute, ma anche dal cibo non sostenibile, e ovviamente dal cibo che non trasmette un valido messaggio gastronomico. Non è poco il manifesto che Gregor Wenter, titolare di Bad Shorgau, e Mattia Baroni, giovane chef entusiasta del vivere secondo natura, hanno lanciato in quel gioiello che è Bad Shorgau. La cornice indubbiamente aiuta, con la sua natura intatta, il rigore della cultura altoatesina, i grandi passi in avanti che il territorio ha fatto negli ultimi anni grazie anche all’azione di alcuni chef, a cominciare da Norbert Niederkofer, per valorizzare tutelare e diffondere le produzioni dei piccoli artigiani del gusto. Per ora la Fuga è per pochi, un’esperienza che consigliamo ma che va prenotata in anticipo. Secondo noi vale la pena, (il luogo vale il viaggio anche a prescindere), l’inizio è un pò didascalico, ma ci sta e poi aiuta a far conoscere i compagni di fuga (nel nostro caso con noi Helmuth Koecher). Poi si va nell’orto per il primo assaggio e l’esperienza si svolge e si conclude al tavolo con vista della cucina dove praticamente ogni ricetta viene fatta al momento sotto ai vostri occhi. Nella fuga c’è un pò di tutto, non è solo vegetariana, anzi il piccione ad esempio è tra i piatti migliori. Ma indubbiamente l’orto la fa da padrone assime al latte: dal burro fermentato alla cagliata fatta al momento il latte dell’alpeggio è gran protagonista. Altra presenza importante è il fermentato, che, come ormai sanno tutti, è medicina salutare per lo stomaco. QUi viene fatto in casa nell’apposita camera di fermentazione a temperatura e umidità controllata dove c’è un pò di tutto, liquidi, verdure, latte, soja ecc.. La Fuga si svolge in 4 tempi e due interludi con un totale di una ventina di assaggi piccoli piccolissimi, ma anche qualcuno più importante. A noi è piaciuta perchè in effetti non è stancante, anzi piacevole e leggera come promesso, salvo forse il risotto con ortica kefir e salmerino affumicato un pò sopra le linee. Dalla soave spuma affumicata di latte crudo (del Prologo) alla geniale bruschetta, all’ottimo pane vecchio di domani, alla rugiada di oxalis (coda di baue e muschio) la fuga ti prende e lascia un ottimo ricordo. Complimenti quindi al bel lavoro di Mattia e Gregor che con coraggio hanno lanciato questa nuova avventura.
Dal 1982 Le Soste lanciano puntualmente il loro messaggio di qualità. Tra i pochi bassi e i molti alti hanno tracciato la crescita della ristorazione italiana moderna e si ritrovano ogni anno in un appuntamento che per loro è giustamente un momento di orgoglio e di celebrazione. Ben nuove 10 entrate stanno a testimoniare che il messaggio è tuttora vivo e presente. Insomma non sono un museo da visitare, ma una realtà da vivere e frequentare. Auguri a tutte Le Soste di lunga vita!!!
20 anni di Summa sono un bel traguardo, una manifestazione che ha conosciuto interesse e successo crescente per via dell’alta qualità dei produttori presenti e per l’incantevole cornice che la Famiglia Lageder riesce ad offrire aprendo le sue cantine al pubblico. Il ricavato viene devoluto per beneficenza. Quest’anno un’anteprima di eccezione con una serata speciale, con grandi chef venuti anche da lontano, vini di mezza Europa in abbinamento quasi tutti in versione magnum, e tanta tanta gente accorsa a dare il proprio contributo. Serata CARE, la formula portata avanti da Norbert Niederkofer, dove ritroviamo gli chef che lo seguono fedelmente come Giancarlo Morelli, i fratelli Costardi. Prima della cena vera e propria un lungo walking aperitivo con tre piatti, quello, ottimo, di Yoji, interessante anche il piatto di Thorsten Probost, conosciuto in uno delle curiose cene a 4 amni organizzate da Giuseppe Di Martino nel suo Pastificio dei Campi (e Thorsten si ricorda ancora gli spaghetti al limone di Peppe Guida). Ed infine ecco Anatoly Kazakov, del Selfie, felice per essere entrato tra i primi 100 del mondo nella guida 50 Best. Eravamo stati recentemente a Mosca nel suo ristorante.
E’ sempre un grande successo e quest’anno con il vento dell’Expò in poppa Identità Golose avrà un lungo percorso che inizia con questo Congresso e durerà fino a fine anno. Tanta gente in sala e lungo le corsie degli espositori , tante occasioni per scambiarsi impressioni, ritrovare colleghi lontani, assaggiare prodotti particolari come ad esempio il magnifico culatello di Spigaroli. E domani si continua.
Una svolta che apprezziamo quella di Norbert: bando al pesce di mare, a primizie importate, ad ostriche e gamberi rossi. Ritorno invece alla montagna anche perchè poi alla fine c’è tanto da fare e da scoprire. Non è stato facile, perchè un conto è di tanto in tanto utilizzare il meglio della piccola produzione locale, un conto è programmare il lavoro di tanti artigiani per permettere ad un ristorante importante, che è anche un’azienda con le sue inevitabili esigenze e impegni, di poter lavorare con continuità e certezze. E dopo un estenuante lavoro di raccordo e stimolo con i produttori, ecco che Norbert è riuscito a presentare e mantenere il suo nuovo menù di vera montagna,che rappresenta un traguardo importante da un punto di vista simbolico, e sorprende anche per il suo livello gastronomico. Una serie di piatti di alta classe che utilizzano a piene mani erbe e fiori di montagna, carni incontaminate e pesci di acqua dolce, dove è difficile stabilire il migliore.Forse i tortelli? o il maialino e l’agnello? e che dire del buon dessert? mentre l’unica nota stancante viene da un risotto un pò troppo dolce e impegnativo.
Sport e natura sono sempre andati d’accordo. Il cibo e il vino un pò meno, fino alla scoperta che invece il benessere può essere a tutto campo. In tal senso molto dobbiamo all’Alta Badia che dai primi anni novanta ha cercato di valorizzare l’alta ristorazione. Ci godiamo lo spettacolo delle gare di sci tra cuochi e appassionati per poi brindare al caldo della tenda con tanti amici.
Ha preso il via la settima Chef’s Cup, l’evento che attira in Alta Badia centinaia di cuochi, operatori, appassionati. Da un’idea di Norbert Niederkofer, chef del Rosalpina, è nato un evento che ha successo grazie alla sua formula semplice e festosa, un pò l’equivalente della Festa di Vico portata a 2000 metri. E in effetti Gennaro Esposito è come al solito presente anche questa volta. e anche noi per presentare la guida Metedivine e la seconda edizione della “Montagna a Roma” ad ottobre.
Da un’idea di Andrea Berton, una lodevole inziativa che ha permesso di raccogliere una cifra consistente che sarà investita dalla Fondazione Rava ad Haiti per acquistare una cucina industriale da campo. Heinz Be