Puntuale arriva il Vinitaly e ci rituffiamo nel mondo del vino, sempre più vasto ed articolato. Non ci ricordiamo quanti sono i Vinitaly della nostra vita, di certo oltre 30. Quest’anno è l’anno dei politici, se ne incontrano ad ogni angolo e pensare che un tempo il Vinitaly era considerata la festa degli ubriaconi. Ma molto vino è passato, e forse non è passato invano.
Piero Antinori
Siamo ormai al via, non dev’essere stato semplice, non tanto da un punto di vista strutturale (la scuola l’avevamo visitata già qualche mese fa) quanto organizzativo. Ma ormai ci siamo, gli allievi sono pronti e a a febbraio cominceranno i corsi. Apre così la prima scuola di alta formazione per il Servizio di Sala, con una serie di docenti illustri, con un programma innovativo (c’è pure un corso di attitudine e recitazione, in fin dei conti il ristorante è un palcoscenico). Inaugurazione domanica scorsa, con la banda, le autorità, e un bel pranzo (corroborante) con i vini della famiglia Cotarella, l’ottimo viognier e il recente acquisito brunello. Siamo contenti anche perchè si parla sempre più di sala, ma, cosa importnate, non in ordine sparso ma con l’idea di fare sistema tra le varie iniziative finora sorte.
Tre donne, Dominga, Enrica, Marta, tre C come Cotarella e tante altre parole, come ad esempio coraggio, creatività, costanza, culo (perchè no?) che vanno a passo di carica (altra C). Siamo alla Cantina Falesco prima, e poi al Museo del Vino di Castigliane in Teverina, per gli auguri di Natale, ma anche per la presentazione di un progetto. C’è un cambio di generazioni tra la prima e la seconda dei Cotarella, un ideale passaggio di consegne tra Riccardo e Renzo e le loro tre figlie, la dichiarazione di un impegno di quest’ultime a rilanciare in grande. Tutto sommato Riccardo e Renzo hanno scritto la storia del mondo del vino italiano pensando più all’esterno che dentro casa loro. Ora le figlie ripartono da Falesco per allargarne i confini, dividerne gli stili creando all’interno una superiore denominazione: Famiglia Cotarella dove ci mettono nome e faccia. E non solo, c’è anche il progetto di una nuova scuola di formazione (Intreccci con tre C) e tante cose ancora. Insomma una vera rivoluzione in famiglia e per annunciarla hanno fatto le cose in grande richiamando a Castiglione un bel numero di persone con un bel menù e tanti importanti vini, della loro collezione ma non solo. Che dire? ben vengano nuove generazioni con questa voglia di crescere lavorare ed investire, ci sembra purtroppo raro in Italia.
Visita alla storica Villa e Cantina di Tignanello, culla di 3 grandi vini (Badia a Passignano, Tignanello, Solaia) che vengono vinificati in tre aree distinte della stessa cantina in modo da avere una vinificazione fatta su misura. Bellissimo il panorama della collina con le vigna segnate dal bianco dei sassi, bella la cantina divisa appunto in tre settori e bella la Villa che ci ricorda come questo luogo sia da secoli focalizzato sulla produzione del vino.
Un Convegno straodinario quello di sabato scorso al teatro di Castagneto Carducci. Insieme, ed è un’impresa, i 5 cavalieri di Bolgheri, gli uomini che 40 anni orsono, chi più chi meno, hanno dato vita, praticamente dal nulla, ad una denominazione che pesa ben più del numero di ettari e di bottiglie che produce. Praticamente non esiste nemmeno Bolgheri, che è solo una piccola frazione di un piccolo comune, eppure il prestigio del nome è indiscusso. Vino a parte, ha celebrato le sue lodi Giosuè Carducci e ha dato i natali al più grande cavallo italiano di tutti i tempi, Ribot. Sentirli parlare è stato veramente piacevole, dall’amarcord di Piermario, all’analisi più razionale di Michele Satta (arrivato fin qui da Varese), dalla visione globale di Ludovico Antinori a quella understated del Marchese Incisa della Rocchetta. Sono intervenuti Oliviero Toscani e Roberto Bernabò, il tutto presentato con indubbia verve da Carlo Cambi. Giusto il commento finale di Piero Antinori: “questo territorio ci ha dato tanto, cerchiamo ora di restituirgli qualcosa per valorizzrlo al meglio”.