Siamo in tanti convenuti qui per la 42sima edizione della guida Espresso, tanti anni a testimoniare un percorso ricco di contenuti. Secondo Enzo Vizzari, il curatore da tanti anni, viviamo un periodo meno scintillante di qualche anno fa, con meno “geni” e un buon talento medio, insomma sono sempre gli stessi i primi della classe. Forse io sono più ottimista: vedo tanti giovani in gamba affacciarsi e fare i primi passi in questo settore. Però è indubbio che il successo dipende non solo dal talento e dalle caratteristiche individuali, ma anche dalle circostanze favorevoli. E sono meno ottimista sul percorso della nostra Italia di questi anni.
Pietro Leeman
Gli Ambasciatori del Gusto hanno organizzato ieri sera un’importante serata in favore di Amatrice. 7 chef famosi si sono esibiti nei bellissimi spazi dell’Open Colonna. Noi siamo arrivati un pò tardi e quindi non abbiamo potuto vedere gran parte dei piatti preparati, ma almeno salutare i convenuti.
Un’altra bella terrazza, che non conoscevamo, arricchisce la serie. L’occhio rimbalza di cupola in cupola dal Brunelleschi al Bramante in una pace serena che ahimè è rovinata solo dai troppi gabbiani che si sono appropriati dei tetti del centro storico. Sotto è il Raphael, uno degli alberghi più eleganti della Capitale, e qui siamo sul tetto, dove tre terrazze contigue ospitano il ristorante in stagione con doppia tipolgia di offerta (terrazza bistrò e terrazza gourmet, mentre la terza è praticamente un privè). La cucina è sotto accanto alla piccola sala che ospita il ristorante nella stagione invernale. Qui abbiamo conosciuto il giovane e bravo Ettore Moliteo, allievo di Pietro Leeman che è dirige da lontano questa cucina. Ed ovviamente parliamo di cucina vegetariana e vegana che trova in Leeman il suo cultore più bravo e famoso. Ed in effetti confermiamo, non siamo vegetariani, ma qui si mangia proprio bene, una cucina elegante, moderna e leggera che non ha nulla da invidiare ad altre tavole. Una serie di piatti uno più buono dell’altro con la terrina di carote al vertice (anche per la bella presentazione), e dove l’unica nota negativa và al fritto leggermente unto. Una lode va anche al servizio, veloce e attento di Barbara e Gianmarco, che si dividono tra i vari livelli senza perdere colpi e distribuendo consigli e sorrisi.
Italian gourmet al Superstudio, una specie di Taste al coperto con solo chef stellati, il tutto organizzato come un grande village con ampie cucine di supporto. C’era anche un convegno sul futuro delle guide, con vari noti Curatori di Guide (anche il sottoscritto) e alcuni Chef in rappresentanza delle associazioni. Si doveva parlare del futuro, poi ognuno ha parlato dei propri casi personali. Insomma un’occasione persa. Meglio andare a vedere cosa combinavano i cuochi nei loro box.
La differenza la fa sempre la buona cultura di base, così quando Emanuela e Fabio hanno deciso di lanciarsi nell’avventura della ristorazione, è bastato un buon soggiorno presso il Joia di Milano per acquisire rapidamente i fondamentali dell’Alta Cucina. Da una parte hanno avuto la fortuna di scegliere uno dei posti migliori d’Italia (dove opera Pietro Leeman, chef di cultura e intelligenza superiore), dall’altra le doti Emanuela ce l’ha sicuramente ed è sorprendente vedere come in così poco tempo riesca ad offrire un percorso interessante e di livello. Basta vedere la finezza di alcune preparazioni, come il dettaglio di un mirepoix perfetto, la leggerezza della tartelletta ai lamponi, la finezza del cuscus allo zafferano, la consistenza degli gnocchetti alle melanzane, che mostrano l’ottima impostazione di base. Ci sono ancora tanti altri dettagli da migliorare (il pane un pò pesante, le troppe mandorle tostate sui gamberi, il fiore di zucca poco croccante, i paccheri un pò salati, la spigola troppo cotta, il dessert un pò stucchevole e poco contrastato), ma l’impressione di fondo è altamente positiva e pensiamo ci spazio per un ulteriore evoluzione.
Riunire le Soste significa riunire il meglio d’Italia e non solo visto che sono ormai parecchi i ristoranti oltre i confini. E uno di questi, il Pri Lojzetu di Tomas Kavcic, è stato il protagonista della serata con altri tre chef nuovi entrati nell’associazione: La Trota dei Fratelli Serva, Joia di Pietro Leeman e il Devero di Enrico Bartolini che ci ha regalato un coraggioso pollo.