Prima la Norvegia, seconda la Svezia, terza la Danimarca. Con poche varianti negli ultimi Bocuse d’Or sono sempre state loro a vincere, con, per l’appunto, una leggera prevalenza della Norvegia. Continua quindi il predominio scandinavo e continua la serie nera dell’Italia, mai arrivata finora alla finale di Lione con le proprie gambe. Quando c’è arrivata, come in questo caso, il merito è della wild card, cioè del Jolly a disposizione dell’organizzazione. Eppure quest’anno c’era ottimismo, per altro giustificato, sia per la qualità del concorrente, Martino Ruggieri, sia per l’indubbio vantaggio che questa volta si giocava in casa, a Torino. Non solo c’è stato un cospicuo investimento, ma anche i vantaggi di scegliere gli ingredienti, il tema e perfino l’ingrediente a sorpresa (gli spaghetti) dichiarato pochi giorni prima dell’evento. Vantaggi che non sono stati sufficienti. L’Italia si consola con il premio al miglior commis (che poi è un belga) e di arrivare comunque in finale sulla corsia preferenziale del recupero. Eppure lo sforzo della Regione Piemonte non è stato lieve, si è creata perfino l’Accademia del Bocuse d’Or Italia e un gran sostegno attorno a questa iniziativa. C’è ancora la speranza che a Lione le cose possano andar meglio, speriamo, anche se l’ottimismo si è un pò appannato. C’è anche da dire che il Bocuse d’Or in Italia fa fatica. Mentre all’estero è seguito con attenzione qui a Torino gli spalti erano semivuoti, il numero di giornalisti presenti inferiore di gran lunga alle analoghe competizioni europee, il villaggio degli sponsor ridimensionato, e anche l’allestimento lasciava un pò a desiderare (schermi illeggibili per scarsa luminosità, tavoli delle giurie decisamente poveri, allagamento della postazione francese).
Rasmus Kofoed
Conoscevamo già il Boscareto, ma non Pasquale Laera che qui è arrivato dopo le sue importanti esperienze con Tonino Cannavacciuolo che segue sempre anche questo elegante ristorante. Dove inizia Cannavacciauolo e dove Laera? E’ difficile dirlo, ma di sicuro anche quest’ultimo è ben preparato e ha recentemente aggiunto al suo bagaglio un passaggio al Geranium di Rasmus Kofoed, chef di finissima tecnica. Le aspettative ci sono tutte e infatti quello che arriva al tavolo non è poco: una serie di ricette eleganti, dove la tecnica non manca, dove l’estetica gioca spesso un ruolo importante, dove si tende a strafare con qualche passaggio e ingrediente di troppo, ma c’è anche la voglia di stupire e di lasciare il segno. La serie iniziale degli stuzzichini è impeccabile, i tanti antipasti sono a volte ridondanti (cioè tanto lavoro per molta ma non tanta bontà) ma il livello rimane comunque alto. Una piccola delusione sono i due primi (coraggiosa comunque la scelta di non servire una pasta fresca nelle Langhe), non solo pesanti, ma anche esteticamente poco raffinati. Il cammino riprende con degli ottimi secondi e e si chiude con dei dessert buoni ma anche qui forse eccessivamente lavorati. Ma nel complesso un menù di forte spessore tecnico, coraggioso, che denota un grande lavoro in cucina di una brigata di sicuro ben preparata e coesa.
Il Castello di Buda domina l’ansa del Danubio ed è vsibile da gran parte della città di Pest.Un luogo magico,di grandi sensazioni e dimensioni. Qui è organizzata la cena di gala. All’aperto ma in un luogo riparato per prevenir l’eventuale pioggia. Cena francamente modesta, ma il contorno vale.
Eccoci a Budapest per prendere contatti con la città dove si svolgerà la Finale Europea del Bocuse d’Or e con la ristorazione italiana che speriamo (e ci contiamo) aiuterà con il suo tifo. C’è anche la Selezione Ungherese in pieno svolgimento con 6 concorrenti agguerriti ed è interessante seguirne la gara Qui le foto generlai, il prossimo post sarà sui piatti.