Conosciamo da 30 anni (e forse più) i Cotarella, ma non eravamo mai venuti a Falesco. Colmiamo la lacuna e scopriamo quest’angolo di territorio molto bello che fa ponte tra Lazio e Umbria, come la vigne che stanno più di là (verso Castiglione e Montefiascone) che di qua (in provincia d Terni) dove però è la cantina. La professionalità dei due grandi fratelli Riccardo e Renzo è fuori discussione, l’azienda è sempre più in mano della nuova generazione, tre figlie attivissime con Dominga (figlia di Riccardo) che è la più proiettata verso l’esterno (commerciale e pubbliche relazioni). Parliamo con Lei degli sviluppi futuri e del grosso investimento in atto che in vigna va nella direzione del syrah e del viognier e per l’azienda nel recupero del borgo vicino alla Cantina.
riccardo Cotarella
Non deve essere stato facile radunare insieme tanti megaVip, ma Riccardo Cotarella è un mago e ci è riuscito. Eccoci qui a presenziare all’avvenimento, ma dobbiamo dire che non ci hanno deluso, sia perchè i vini assaggiati poi alla fine sono anche buoni e alcuni più che buoni, ma anche perchè il vino riesce ad unire personalità e mondi diversi ed alla fine ci siamo ritrovati tutti insieme a brindare, e qualcuno anche a cantare. Un plauso al servizio veloce e anche ai piatti (non leggerissimi, visto che dovevano essere tanti, ma bisogna tener conto che la maggior parte dei vini erano rossi e di spessore). Un plauso anche agli interventi: di circostanza (da D’Alema a Vespa) di ricordi (dalla Nannini alla Todini), misurati (da Moratti ad Al Bano). Nota di demerito solo per Oscar Farinetti, ha chiuso con un riepilogo dei 7 vini assaggiati, dove è passato dalle note sensoriali di brillantina a quelle del borotalco sulla pelle di un bambino. Ci ha fatto divertire, ma se l’avesse fatto uno di noi sarebbe stato crocefisso per secoli a venire.
Il “Gran Tour” nell’Italia del vino può essere un grande appeal internazionale e ulteriore motivazione a scoprire l’Italia, anche quella meno conosciuta. Moderati da Luciano Ferraro, ce lo confermano Christian Eder (venite in Alto Adige), Patricia Guy (la scoperta dei Colli Euganei) e l’entusiasmo di Isao Miyajima, un giapponese che parla l’italiano a velocità pazzesca e che l’Italia l’ha percorsa quasi tutta. Siamo all’Expò, in un affollatissimo sabato.
Si inaugura il Padiglione del Vino coordianto dal Vinitaly con anche un convegno dedicato al vino nella ristorazione. A parlare 4 noti chef, come Beck, Oldani, Santini, Romito e alcuni colleghi. Presenta Riccardo Cotarella, che presiede il comitato scientifico del padiglione, conduce il dibattito Enzo Vizzari. Dai Cantarelli ad oggi da Colombari al vino italiano nel mondo, si affrontano i vari temi con una carrellata di interventi sintetica e ben descrittiva,
Il Vinitaly non è una fiera internazionale del vino, ma una grandissima fiera del vino italiano. Italiani sono il 99% degli espositori, ma non mancano le chicche e le sorprese di vini che vengono da lontano grazie a qualche importatore e in questo caso grazie a Riccardo Cotarella, il più noto dei nostri enologi, la cui fama è arrivata per l’appunto anche in Giappone. Ed ecocci quindi ad assaggiare tre vini, un bianco (vitigno Koshu) e due rossi (merlot). Aromatico e piacevole il vino bianco, di ottima trama uno dei due merlot, e interessante davvero l’introduzione sulle problematiche delle vigne in un ambiente così lontano e diverso.
Nel piccolo teatro di Montefalco, continua il road tour della guida Vinibuoni d’Italia del Touring. E’ l’incontro con i produttori umbri, nella patria del sagrantino. Un dibattito piacevole sulla guida e sulle guide in genere, sui vitigni autoctoni. A pochi giorni dal Vinitaly, un anticipo sui grandi temi che saranno poi affrontati e discussi nei prossimi giorni.
Serata di gala a Vite in occasione di Squisito. Cucina Vissani, accorrono in molti.