Sotto alla bandiera del ciliegiolo di Narni troviamo un nucleo di produttori che ha deciso di puntare su questo vitigno per valorizzare al meglio la vocazione vitivinicola del territorio. Sono sei: Bussoletti, Marchesi Ruffo della Scaletta, Sandonna, Tenuta Cavalier Mazzocchi 1919, Tenuta Casale Milli, Tenuta Fabbrucciano. Li ritroviamo tutti alla Cantina dei Marchesi Ruffo della Scaletta, proprio sotto la Rocca di Narni per una degustazione aperta ad un gruppo di colleghi interessati a scoprire le potenzialità di questo vitigno poco ancora conosciuto, che in effetti si dimostra, attraverso le varie etichette, identitario, ma con ampia varietà di prospettiva. Ad organizzare la degustazione con il solito garbo è Carlo Zucchetti, e si finisce alla grande con il pranzo preparato per l’occasione dai Fratelli Serva della Trota di Rivodutri.
Sandro Serva
Vivi i Parchi del Lazio è un’iniziaitiva della Regione Lazio per valorizzare alcuni territori nel mese di agosto. Sei domeniche e sei parchi e riserve selezionate per assicurare il necessario refrigerio. Noi abbiamo parteciapto alla terza domenica, dedicata ai Laghi Lungo e Ripasottile di Rivodutri che sono alimentati dalla Sorgente più grande d’Europa, quella di Santa Susanna. Qui accanto a Poggio Bustone è anche nato Lucio Battisti e l’evento aveva il giusto titolo di Acqua Azzurra Acqua chiara. Il posto è incantevole, e a cento metri è anche il ristorante La Trota dei Fratelli Serva che si son dati da fare, e non poco, per l’allestimento e l’organizzazione della giornata. E con alcuni amici ce la siamo goduta partecipando anche ad un bel dibattito sull’importanza di queste piccole aree che però hanno un potenziale molto più grande e che è un dovere cercare di sfruttare. Alcune idee sono state gettate, il conseonso delle Istituzioni è fondamentale, speriamo che arrivi. Brindisi finale alla sera con alcune ricette della Trota.
Come ritirare su il morale dopo la pandemia? Seguite il nostro consiglio e andate alla Trota. Se siete fortunati con il tempo sarà una giornata bellissima, perchè potrete anche godervi il parco e la sorgente adiacente. Ma anche se dovesse piovere basta da sola la sosta alla loro tavola per rimettersi in sesto. Una carrellata di ricette note (ma rielaborate e ancora più eleganti) e alcune nuove, che hanno il merito di andare diritte al palato, senza troppi virtuosismi, (ma comunque di buon contenuto tecnico), eleganti e piacevoli, prive di svolazzi inutili e tonalità dissonanti. E se a questo aggiungiamo una sala che permette un distanziamento sociale almeno il triplo del dovuto, un servizio puntuale grazie ai due giovani Amedeo e Michele (li vorremmo però più sciolti) e al fedelissimo Sandro Lucidi, una cantina che riserba sempre sorprese. Da citare come piatto meno riuscito (l’unico della serie) i tortelli poco decisi, mentre l’imbarazzo è citare il migliore. Non considerando i dessert (che sono comunque buonissimi) premiamo questa volta i piccoli canederli al pollo.
La guida dell’Ais, Vitae, è un vero compendio approfondito della migliore produzione vinicola italiana. Una piccola (nemmeno troppo) enciclopedia che ha anche il pregio di essere esteticamente curata e piena di informazioni utili. Si deve ad un grande lavoro di squadra di tutte le Ais regionali e per la presentazione ognuna di loro sceglie un vino a rappresentare la regione di provenienza con il quale brindare. Una simpatica iniziativa che ci vede coinvolti in quanto ci viene assegnato l’onore di premiare ben due produttori, uno del Piemonte che più storico non si può come La Scolca (un’azienda che quest’anno festeggia il centenario) e uno invece tra i più giovani, San Giovanale, con il suo poderoso Habemus etichetta rossa.
Dopo Milano, lo scorso anno, ecco The Fork a Roma per implementare la sua immagine e valorizzare le sue attività. Tra queste c’è anche, giustamente, l’idea di dar voce particolare alle nuove aperture “intelligenti” di qualsiasi tipologia (fine dining, bistrot, pizzeria ecc..) se segnalate dagli chef già aderenti al sistema. Ed a Roma si premiano tanti bravi giovani e meno giovani imprenditori (contà non l’età loro, ma quella del ristorante che deve essere di recente apertura). Un menù semplice e spigliato dove svettano i tortelli di coniglio non alla panna, ma al cocco, una semplice e non banale (va ben dosata e contrastata come in questo caso dalla farcia) contaminazione.
Non amiamo molto le serate a 4 o mani, anche perchè abbiamo la fortuna (o missione) di andare personalmente a trovarli nei loro ristoranti. Capiamo quindi queste situazioni che permettono di assaggiare una serie di piatti non sempre alla portata di chi ha difficoltà di spostamento, e d’altro canto permettono scambi e confronti tra chef amici che tutto sommato fanno bene al sistema. L’altra sera di scena erano Stefano Marzetti chef resident del Mirabelle e Sandro Serva de La Trota di Rivodutri. Due “templi” a confronto, il primo è il tempio delle buone maniere, creato negli anni da Bruno Borghesi, al quale tutti coloro che amano la cucina (e in particolare la ristorazione romana) devono tantissimo. Il secondo è un tempio della cucina di pesce d’acqua dolce con pochi paragoni in Italia e non solo. Insomma un’occasione da non perdere e, anche se conoscevamo tanto bene i piatti, riassaggiare l’uovo nel carciofo (tanto per fare una citazione) non è poi di certo un sacrificio.
Secondo Atto: dopo il pranzo con i bisognosi a Santa Giacinta lo stesso menù viene replicato a Villa Glori per i sostenitori della Caritas e per gli auguri di Natale. Rigraziamo quindi due volte gli chef: Stefano Marzetti del Mirabelle, Gianfranco Pascucci del Porticciolo, Sandro Serva de La Trota, Oliver GLowig de La Barrique, Giuseppe Di Iorio di Aroma. Con loro i vini de La Famiglia Cotarella e Poggio alle Volpi, in una serata serena contornata dai sorrisi dei bravissimi ragazzi dell’Istituto Artusi coordinati da Enrico Camelio che hanno serviti i commensali. Sono serate che ti rimettono la pace addosso.
Si presenta a Roma Alte Terre, un’associazione di produttori e imprese legate al turismo gastronomico dell’Alto Reatino. Ci sono agriturismi, produttori di formaggi, latte, birre artigianali, confetture ecc… che hanno il privilegio di abitare in una delle zone più belle e intatte d’Italia, ma la preoccupazione della fragilità che questi territori hanno fatto vedere specie negli ultimi anni. A loro va quindi il nostro plauso e incoraggiamento: solo facendo rete di imprese si può aspirare a far arrivare più lontano il messaggio che queste Alte Terre vogliono lanciare e anche ad attirare i tanti visitatori che non sanno che ad un’ora di distanza da Roma c’è un piccolo Paradiso.
Cena per beneficenza e raccogliere fondi per la formazione. Il luogo è particolare: l’Istituto Alberghiero professionale di Amatrice che ha sede provvisoria a Rieti in attesa della sede definitiva che sarà di nuovo ad Amatrice, (il bando è in corso). Dopo il terremoto abbiamo realizzato con l’aiuto dei fratelli Serva e di tanti altri una memorabile serie di cene alle quali sono intervenuti decine di chef di Rieti e di Roma e che culminò con la cena di Massimo Bottura, Carlo Cracco, Gennaro Esposito, Moreno Cedroni, Mauro Uliassi e i Fratelli Serva. Si raccolsero circa 70000 euro per l’acquisizione delle attrezzature dell’Istituto. Un quadro alla parete ricorda i protagonisti di allora. L’Associazione degli Ambasciatori del Gusto subito dopo propose una collaborazione con l’Istituto mettendo a disposzione alcuni nominativi di chef illustri ed in effetti durante l’ultimo anno si sono tenute qui lezioni importanti. L’ultima si deve a Cracco che per l’occasione ha proposto di chiudere l’anno di studi con una cena da realizzare appunto con i fratelli Serva, massima espressione della ristorazione del territorio. Eccoci quindi qui, in questo Istituto che accoglie oltre 100 studenti in tre anni di formazione al quale hanno anche aggiunto un quarto facoltativo. Ed è proprio a loro, che con Anna Fratini, brillante direttrice dell’Istituto, che consegniamo il diploma alla fine di una cena realizzata a più mani e abbinata ai vini del Lazio (Casale del Giglio) e di Allegrini partner del progetto. Un plauso particolare va anche a loro, chef famosi, che hanno dedicato non poco del loro prezioso tempo, per portare un importante messaggio a questi ragazzi.
La Trota rappresenta un caso emblematico da osservare da vicino. Un’eccellenza fuori dalle rotte normali, che si evolve negli anni mantenendo salda la posizione. La novità è la seconda generazione, Amedeo e Michele, figli di Maurizio e Sandro e quindi cugini tra di loro, che sono sempre più presenti in sala. La famiglia quindi aumenta ed è prevedibile che ci saranno ulteriori evoluzioni. Ci abbiamo sempre mangiato bene, e la cucina è saldamente caratterizzata da alcuni punti fermi nel tempo: il pane ottimo declinato nelle varie forme, la gran selezione dei formaggi (questa volta con dei grandi caprini), l’attenzione ai dessert ed alle pralines finali, il pesce d’acqua dolce come motivo conduttore. Ed anche questa volta sono arrivate le puntuali conferme con il top toccato da una eccezionale anguilla laccata al miele, ma anche le rane e la quaglia spiccavano per indiscussa personalità. Meno ci sono piaciuti i tortelli con una lumaca caramellata in distonia. Ma nel complesso rimane sempre uno dei posti del cuore dove ci si ritorna sempre volentieri. Bravi i Serva ed ora vediamo cosa ci proporrà la nuova generazione.