Una giornata in plein air fronte mare ad assaggiare ben 20 ricette di 20 chef con 20 oli diversi e 20 Franciacorta con in quali brindare. Una giornata impegnativa? Alla fine è stata invece piacevolissima grazie proprio al contesto e al meteo favorevole. La Rotta del vino e dell’olio è un evento ormai consolidato. Eravamo andati anni fa, e ci siamo ritornati su invito di Aldo Fiordelli che ora ne cura il coordinamento. E’ un evento che piace a tutti, agli chef che ne approfittano per passare una giornata fuori dal quotidiano, alle barche che vvino un momento di gran festa, al pubblico che segue. Venendo alla parte gastronomica è stato alto il livelli di quanto realizzato, anche se molti chef hanno scelto ricette poco rischiose, privilegiato crostacei nobili, esagerato nell’estetica (l’impiattamento è stato finito a terra e questo secondo noi andrebbe vietato dal regolamento).Alla fine la giuria ha decretato i vincitori: Stefano Terigi de Il Giglio di Lucca, miglior piatto in assoluto e per l’abbinamento con il Franciacorta (Contadi Castaldi); Jaun Quinero di Poggio Rosso per la combinata (piatto+barca); Marco Cahssai di Atman premio della critica. Un giudizio che premia tra l’altro i due chef vincitori delle ultime edizioni di Emergente (Terigi e Quintero).
Stefano Terigi
Il podio è tutto suo: nessun nuovo due stelle e un solo tre stelle, Mauro Uliassi. Un trionfo largamente meritato per uno chef che ha sempre ottenuto ampi consensi, dal pubblico e dalla critica. 28 anni di carrierà, 28 anni che lo conosciamo, 28 anni che lo stimiamo, sia da un punto di vista professionale che umano. Auguri alle tante nuove stelle, tra le quali, anche quest’anno, numerosi gli ex Emergenti premiati e ne siamo felici. Anche per noi è un’importante gratificazione del nostro lavoro di scouting. Un commento sulla Michelin, che rispettiamo sempre per la sua autorevolezza e che rimane sempre un esempio da seguire. Però è indubbio che premia la ristorazione italiana soprattutto a livello di “base” come l’alto numero di 1 stella sta a testimoniare. Rimane esile il vertice rappresentato dalle 2 e dalle 3 stelle, e su una scala mondiale è il vertice a fare la differenza, e l’Italia in questo risulta essere indubbiamente penalizzata.
La giornata conclusiva è ovviamente quella più importante, ci sono le finali e si chiude con quella più importante: il Premio al miglior chef emergente. La seconda giornata della Finale consente che due ingredienti siano portati da casa, ma gli altri, almeno due, siano reperiti in loco, cioè tra gli espositori dell’evento. Vince meritatamente Stefano Terigi (ristorante Giglio di Lucca) che convince con la sua originale ricetta di yogurt e meringa tra il dolce e il salato, e molto bene anche Stefano Bacchelli (Da Vittorio a Brusaporto) sempre preciso, pulito e altamente professionale. Ma ottima figura la fanno tutti, considerando anche la giovane età e il non semplice compito che hanno dovuto affrontare.
Sette finalisti, 3 dal nord, due dal centro e due dal sud: è un’Italia percorsa in lungo e largo e rappresentata dall’Alto Adige (Michele Lazzarini) alla Sicilia (Ivana De Leo, unica donna ancora in gara). La finale è sull’arco di due giornate. Nella prima i concorrenti devono affrontare la “mistery box”, una prova impegnativa perchè in pratica azzera il peso delle materie prime, che spesso fanno la differenza in una ricetta, che sono infatti uguali per tutte. Ma non tutti scelgono le stesse cose e questo è il lato bello della cucina. Quest’anno la “mistery box” era affidata a la Marr, che è stata generosa, con un’ampia scelta di ingredienti dove i concorrenti potevano liberamente scegliere con un unico ingrediente obbligato: il baccalà.
Dopo 4 giorni di gara ecco i vincitori: Stefano Terigi, miglior chef emergente 2017, lavora al Giglio di Lucca. E ancora Luis Diaz del ristorante Seta al Mandarin Hotel di Milano, che vince il premo di miglior giovane professionista di sala. Federico Zolofra de Al Mercato centrale di Roma si aggiudica il titolo di miglior giovane pizzaiolo dell’anno, ed infine Stefano Bacchelli il premio Confagricoltura e una menzione speciale per la professionalità dimostrata.
Nei prossimi post ampi dettagli sulla manifestazione.
Sono tre giovani e già molto bravi, ricchi di esperienze significative anche all’estero, determinati nell’andare avanti puntando in alto e non trascurando comunque il presente, ricordiamone i nomi: Lorenzo Stefanini, Stefano Terigi, Benedetto Rullo. Presente che non è cosa da poco, il Giglio per posizione e storia è uno dei ristoranti più frequentati della città, spesso pieno a pranzo come a sera. Due linee convivono, quella più tradizionale mentre in parallelo avanza quella più innovativa proposta dal giovane trio di chef. Un cenno alla sala, anche questa giovane e competente dove comunque arriva sempre l’occhio esperto di mamma Paola. Tornando alla cucina l’inizio ci è sembrato migliore del finale: divertenti anche se un pò imprecisi gli stuzzichini iniziali, poi un’ottima sequenza dove non sappiamo scegliere il piatto migliore tra l’astice crudo, i geniali spaghetti freddi al lardo e ostrica, il manzo marinato (con troppo wasabi), il tagliolino in brodo di ricci (un pò piacione ma squisito). Non amiamo molto i tortelli lucchesi, passaggio tradizionale, deliziosa la coscia confit del piccione (mentre il petto era fin troppo al rosa e speziato), non ci ha convinto l’ultimo spaghetto, quello al fegato e vinacce e anche il dessert non era incisivo come quanto visto prima. Ma mentre servivano il nostro tavolo, dovevano anche pensare ai 70 coperti tra dentro e fuori arrivati praticamente assieme e dobbiamo dire che la brigata di cucina e sala ha lavorato in simbiosi su ritmi altissimi e questo è un altro bel segno di professionalità.
Bella la location, il Palazzo Ducale di Lucca, bella la giornata, è febbraio e sembra primavera, bello e compatto l’evento organizzato da Fausto Borella, noto comunicatore dell’olio. Una cinquantina dei migliori oli d’Italia sono qui convenuti nelle belle sale del Palazzo, ed intorno una stringata ma corretta animazione: qualche cooking show (ci siamo persi Parini), qualche altro produttore di food (con presenze eccellenti). Lido Vannucchi aveva allestito il suo set fotografico, i cani erano benvenuti, i bambini pure. Insomma un evento civile.
E questa è la seconda cena a 4 mani, Lorenzo e Lorenzo, con una bella sequenza di piatti, senza passi falsi, con ricette centrate. Da apprezzare anche la perfetta organizzazione di sala con un servizio di rara efficienza. Ricordiamo che Lorenzo Lunghi, dopo essere stato con Fulvio Pierangelini prima, con Fulvietto poi, ora è a Parigi al Saturne, mentre Lorenzo Stefanini ha avuto esperienze importanti con la Peca e al Devero, e ora sta inserendo con misura nuovi spunti e idee nella proposta più tradizionale del ristorante di famiglia.