Terra di confine, un pò Umbria, un pò Toscana, un pò Lazio (al quale poi appartiene) Torre Alfina domina questo piccolo altopiano che vede l’Amiata sullo sfondo. Un bellissimo paesaggio e una bella campagna dove oltre 15 anni fa sono arrivati Chiara e Marco Carbonara lombardi (chi sa come l’hanno scovata!) e pian piano hanno recuperato un vecchio stabile e poi si sono allargati. Ora hanno quasi cento ettari che gli permettono di coltivare con larghezza i loro sogni. Innanzi tutti gli animali, 2000 galline e 4000 polli ai quali si aggiungono anche altri animali da cortile, e poi ancora pecore, capre e maiali (circa 200 per ogni genere), e tutti vivono all’aperto godendosi prato e natura. Vendon (anche a noti ristoratori) le carni, gestiscono una bella sala dove i tavoli sono distanti, e dove in cucina troviamo una brigata giovanissima piena di buoni propositi. D’altronde con tutto questo ben di Dio intorno non è difficile fare cucina. Però loro indubbiamente ci mettono una marcia in più. Lo chef è Tommaso Tonioni, già all’Enoteca Achilli coadiuvato da Leo Di Martino, uno chef legato alle radici (anche storiche) del territorio. Gli assaggi sono una piacevole conferma, una cucina di sostanza, che rispetta la materia prima, una cucina molto ricca (fin troppo a volte) di sapore e di gusto, a ricordare forse quella del contado in festa. Una cucina che a prima vista sembra quasi semplice, ma che invece riserva sorprese ad ogni assaggio.
Tommaso Tonioni
Tommaso Tonioni all’Enoteca Achilli
Daniele Tagliaferri non solo sovraintende una storica e prestigiosa enoteca, ma ha un fiuto per i vini e soprattutto le bollicine straordinario e lo dimostra il Blanc di Giraud che ha fatto assaggiare ad Alessandro Scorsone e al sottoscritto. Ma indubbiamente ha anche fiuto con gli chef. Ne ha sempre avuto di notevoli e l’ultimo ci sembra non da meno, anzi! Come preparazione tecnica ha pochi rivali (non a caso è stato a lungo con Anthony Genovese), la differenza la fa anche la cultura. Romano, appassionato di storia antica, nel suo menù i rimandi all’antica Roma sono numerosi e aggiungono non poca valenza a quanto propone al tavolo. Una cucina quindi di radici profonde, ma resa godibile da un linguaggio contemporaneo, una cucina di sapori profondi quasi sempre anche molto centrati. C’è ancora magari qualcosa da fare per un’ulteriore alleggerimento ma il risultato complessivo è comunque molto interessante, ancora di più se rapportato alla giovane età, il che fa presagire ulteriori e positive evoluzioni. L’unico piatto che ci è piaciuto di meno è stata l’aletta di pollo un po’ appiccicosa e poco contrastata, ma per il resto la media è stata alta con al vertice dei raviolini vibranti di originalità e brillanti al palato. Complimenti quindi a Tommaso, ma anche a Daniele d’averlo saputo così ben motivare. Con Tommaso in cucina Leopoldo Di Martino e Maria Finocchiaro, in sala gli eleganti Nicola Corradini e Francesco Magna.